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Quando si parla di alberi monumentali, subito si pensa alle colossali sequoie del “Sequoia National Park”, in California: giganti che possono raggiungere i 130 metri di altezza, con una circonferenza alla base di 12 metri e un’età media di 1.500 anni.
In realtà, pochi sanno che in Italia sono stati censiti, dal Ministero delle politiche agricole e forestali, ben 3662 alberi monumentali, o insiemi omogenei di alberi monumentali. Luoghi presenti in tutte le regioni e in tutti gli ambienti, montagna compresa, tali da poter rappresentare una piacevole digressione durante un’escursione, o anche l’oggetto stesso dell’itinerario.
Patriarchi verdi, testimoni del mondo
Questi giganteschi alberi, veri monumenti della natura, costituiscono un patrimonio di inestimabile valore, meritevole di grandissimo rispetto e attenzione. Oltre alle loro dimensioni a volte straordinarie, alcuni di essi sono vecchi di migliaia di anni, ed è stupefacente come siano riusciti a sopravvivere a innumerevoli avversità naturali e umane: tempeste, siccità, eccezionali nevicate e periodi freddi, fulmini, terremoti, guerre, invasioni, i disboscamenti per procurarsi legna da ardere o da trasformare in carbone e, più recentemente, la cementificazione, il turismo di massa, l’inquinamento, ed altro ancora.

Molti di questi grandiosi alberi sono legati, tra storia e leggenda, alla vita di santi o di famosi personaggi storici, e anche per questa ragione si sono conservati nei secoli fino ai giorni nostri.
Uno degli esempi più famoso è forse l’albero della ”predica agli uccelli” di San Francesco, stupendamente rappresentato da Giotto negli affreschi della Basilica superiore di Assisi. E’ invece morta la famosa “Quercia del Tasso“, di cui rimane soltanto il tronco inaridito, anche se nelle vicinanze cresce ora un’altra quercia, già di notevoli dimensioni, destinata a prenderne il posto e il nome. Questo processo di sostituzione non è peraltro raro, e secondo il Corpo forestale dello Stato non si può parlare di falsificazione: si è piuttosto di fronte al desiderio popolare di perpetuare una tradizione o una memoria, storica o religiosa, anche al di là del normale arco di vita di una pianta.
Alcuni primati
Uno dei più famosi e grandi alberi monumentali italiani è sicuramente l’enorme “Castagno dei Cento Cavalli“, in Comune di Sant’Alfio (CT), cui si affianca, a Mascali, un “gemello” solo un poco più piccolo, il cui tronco misura 20 metri di circonferenza, ovvero un diametro di oltre 6 metri!

Più problematico è invece classificare gli alberi in base all’altezza, per le oggettive difficoltà di misurazione. Il primo posto dovrebbe spettare a un Liriodendro che cresce nel parco Besana di Sirtori, in provincia di Como, o forse a una delle Sequoie sempreverdi del Parco Burcina di Pollone (VC). In entrambi i casi si tratta di piante esotiche, la cui altezza si aggira sui 50 metri.
Ancora più difficile è stabilire quale sia l’albero più vecchio d’Italia, in quanto una verifica sarebbe possibile solo ad albero “morto”, contando gli anelli annuali di accrescimento del tronco. Probabilmente questo primato spetta ad un oleastro situato a S. Baltolu di Luras (SS), specie notoriamente di lento accrescimento, che dovrebbe aver impiegato oltre due millenni per raggiungere le eccezionali dimensioni attuali, con una circonferenza del tronco di oltre 11 metri e un’altezza di 15 metri.

Una verifica diretta dell’età è invece stata eseguita in Val d’Ultimo, al limite del Parco nazionale dello Stelvio, presso tre monumentali larici, il più grosso dei quali misura 8,20 metri di circonferenza e 28 di altezza. Un quarto esemplare, che misurava 7,80 metri di circonferenza, venne sradicato da una bufera nel 1930: sul tronco vennero contati ben 2.200 anelli, che dovrebbe essere l’età anche degli alberi rimasti.
A questo link il registro del Ministero delle politiche agricole: cliccare qui