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A colloquio con l’organizzatore della 12 Pollici Italian Cup
Alberto Spremulli è il “deus ex machina” della 12 Pollici Italian Cup, il campionato nazionale che vede competere il maggior numero di pit bike divise in varie categorie. Alberto è di Sesto San Giovanni e vive a Cinisello Balsamo. Sposato da 13 anni con Deborah (che lo accompagna nei week-end di gara e ha responsabilità di segreteria). La coppia ha due figli: Federico di 11 anni e Valentina di 9.
Nel 2008, il primo campionato con le pit bike

Come si avvicina Alberto Spremulli alle moto? “Non vengo da una famiglia di motociclisti ma mio fratello maggiore era appassionato di moto e motorini e ho iniziato scorazzando per le vie del quartiere “rubando” i suoi, di motorini. Le mie prime gare sono con gli scooter risalgono a tantissimi anni fa. Ho fatto anche qualche piccola esperienza con le moto a ruote alte. Nel 2005 mi sono avvicinato alle pit bike. In verità volevo tornare a correre con gli scooter ma in pista vedo delle Xp4 Polini e un amico che correva in quella categoria mi dice: “Provale! Sono divertenti e costano poco”. Quell’estate vado in vacanza a Cattolica e provo una Xp1 sulla pista cittadina. Mi diverto la faccia e ordino una “cinesissima” Orion 29 da cross. La trasformo in motard e inizio a girare nelle piste del milanese. In quell’autunno del 2005 si cominciano a veder girare le prime vere pit bike. M’informo sui forum e per un paio d’anni mi limito al “cazzeggio”. Nel 2008 faccio qualche gara nel WLB, un campionato di minimoto che comprendeva anche le pit bike. Dopo qualche tempo entro nello staff del WLB per occuparmi del regolamento pit bike. Quel campionato cresce bene fino ad avere, nel 2012, l’allora record di partecipanti a una gara: 115, sulla pista di Rozzano. Io continuavo a correre e, contemporaneamente, ero il responsabile della pit bike. Nel 2011, grazie alla collaborazione di Samurai Racing inserisco il banco prova a fine gara per rilevare le caratteristiche meccaniche dei motori. Alla fine del 2012 decido di cambiare e mi propongo al campionato Mini MX che era organizzato da LMO. Loro furono i primi a far gareggiare le pit bike nel lontano 2007. Questo campionato riuscì ad avere 155 piloti iscritti nella gara di Rioveggio del 2014. A fine 2014, con mio fratello Stefano che mi ha sempre seguito, con Cristiano Iacobucci che era con me già ai tempi del WLB e con Flavio Galantucci, speaker storico delle pit bike, creiamo la 12 Pollici Italian Cup che da allora è stata un continuo successo”.
La pit bike nella 12 Pollici Italian Cup

Qual è il punto di forza della 12 Pollici Italian Cup? “Direi il fatto che tutte le aziende produttrici sono venute a gareggiare nel nostro campionato, consentendoci un crescendo costante fino ai 315 iscritti attuali. Abbiamo avuto il record di partenti alla prima gara di quest’anno sul circuito di Franciacorta: 260 moto. Di queste, 185 erano pit bike. Attualmente sono iscritte al nostro campionato ben 210 pit bike, numero che rappresenta il limite massimo che possiamo ospitare per limiti oggettivi di spazi e di tempi. Pensi che quest’anno le iscrizioni si sono aperte un lunedì alle 9 di mattina e 5 minuti dopo erano già chiuse. In molti sono rimasti fuori ma nei prossimi mesi cercheremo una soluzione per trovare più spazio per i nuovi iscritti”.
Pit bike al femminile
Qual è la dimensione delle pit bike all’interno della 12 Pollici Italian Cup? “E’ la disciplina più numerosa e quella cui sono più affezionato ma per me tutti e tre i campionati: pit bike, minigp e minimotard sono ugualmente importanti”.
Nelle pit bike avete anche una classifica femminile. “L’abbiamo aperta quasi per gioco tre anni fa perché avevamo visto che qualche ragazza ci provava e ci sembrava giusto riconoscerne l’impegno. Oggi direi che la categoria Pit Bike Lady sta prendendo piede. Corre accorpata alla categoria S3 Under, cresce ed è un bene. Siamo partiti con 5/6 ragazze e quest’anno sono il doppio”.
Il futuro della pit bike

Quali sono o sono state le difficoltà di gestione di un campionato come il vostro? “La principale difficoltà, rispetto a tutti gli altri campionati di settore e non solo, sono i numeri. Organizzare una gara con 250 piloti è un lavoro gravoso. Ogni minuto è importante e tutto deve essere molto rodato. Nei primi anni è stato ancora più difficile. Oggi lo staff si è ingrandito e ognuno dei vecchi e dei nuovi responsabili lavora in automonia. E sono tutti bravissimi. Io mi concentro sul banco prova motori a fine gara perché penso che la misurazione, che deve essere costante fra una gara e l’altra e fra un week end e l’altro, sia molto importante”.
Quali sono gli obiettivi che vi date? “Nel 2017, per un anno, gareggiammo sotto l’egida della FIM, la federazione motociclistica italiana. Allora pensai che la pit bike poteva essere un ottimo mezzo per permettere a tutti di gareggiare e, nello stesso tempo, di promuovere il motociclismo giovanile, visti i bassi costi. Invece mi accorsi che gli interessi in gioco erano molti e che per la Federazione far diventare il motociclismo uno sport per tutti non era un obiettivo primario. Lo era, invece, crescere giovani talenti che un domani esordissero nel mondiale. Forse la FIM fa bene, dal suo punto di vista. Ma io e i miei collaboratori ci siamo tolti da questa logica, che richiedeva troppi compromessi e dal 2018 a oggi abbiamo ripreso a far funzionare la macchina “12 Pollici”com’era prima. Oggi, spinti dalle aziende di settore e dalla voglia di competere che mi è tornata, vorremmo accogliere nel 12 Pollici molte persone in più. Intanto abbiamo ricominciato con le dirette delle gare su youtube. Poi, vorremmo rifare il sito e cercheremo di far diventare la 12 Pollici Italian Cup ancora un po’ più grande e importante ma senza snaturarla da quella che è: un campionato agonistico, competitivo ma non costoso e sempre divertente per i piloti”.
di Flavio Semprini