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Nel nostro “andar per monti”, sicuramente abbiamo avuto l’occasione di osservare delle condotte forzate di impianti idroelettrici, che dai laghi artificiali in quota convogliano l’acqua alle centrali idroelettriche di fondovalle, con dislivelli anche di migliaia di metri: opere di ingegneria imponenti, che incutono sempre ammirazione e rispetto. Ma, forse, non abbiamo pensato che quelle condotte possono rappresentare, in taluni casi, un vero e proprio percorso escursionistico, per molti versi dalle caratteristiche estreme. Ma anche affascinanti, tanto da essere diventata una vera e propria disciplina sportiva.

Una scorciatoia estrema
Pressoché tutte le condotte forzate sono fiancheggiate da una scalinata in cemento, a fini ispettivi e manutentivi: una serie infinita di gradini – anche migliaia – che superano dislivelli notevoli con pendenze vertiginose, tali da richiedere, in alcuni casi, la presenza di una corda fissa con la funzione di corrimano.
Molte di queste scalinate non sono accessibili ai privati, con recinzioni che ne vietano l’accesso, ma altre sono liberamente accessibili, se non addirittura segnalate: una sorta di scorciatoia estrema – possiamo chiamarla anche “direttissima” – con un fascino tutto particolare.
Percorrerle in salita richiede ovviamente un ottimo allenamento fisico, e la capacità di mantenere un ritmo lento e regolare, quasi ipnotico, per evitare di “scoppiare” a metà percorso. Sicuramente più divertente percorrerle in discesa, con una riduzione dei tempi di ritorno eclatante, ma anche con un notevole affaticamento delle articolazioni delle ginocchia, da non sottovalutare. Anche in questo caso, è indispensabile un ottimo allenamento, e magari un sapiente uso dei bastoncini, per alleggerire il carico sulle gambe.
Percorrendo queste gradinate non si potrà, di tanto in tanto, non osservare con un misto di rispetto e inquietudine il grande tubo di acciaio al nostro fianco, immaginando l’acqua che al suo interno precipita vertiginosa a valle, per andare a impattare, a folle velocità, sulla pale della turbina idraulica della centrale elettrica di fondovalle, accanto alla quale abbiamo magari parcheggiato l’auto.
Gare all’ultimo gradino, e all’ultimo respiro
Queste infinite gradinate, spesso ben visibili anche dai paesi di fondovalle, non potevano non essere sfruttate a fini sportivi, con gare di salita che sono fiorite un po’ in tutto l’arco alpino, interessando le condotte forzate più lunghe, più ripide e col maggiore dislivello. Vere e proprie “maratone verticali”, diventate ormai delle classiche, per persone che non temono la fatica, e che vogliono ingaggiare una sorta di sfida con sé stessi, e con i propri limiti. Un obiettivo da raggiungere a ogni costo, dopo ovviamente un allenamento specifico e mirato non breve.

Tra le manifestazioni più note, che richiamano centinaia di appassionati, possiamo ricordare la “Valtellina Vertical Tube Race”, definita “il chilometro di corsa più duro del mondo”, con 2713 gradini e 500 metri di dislivello. Non da meno la “Energy Vertical” di Locana, in Piemonte, con 3200 gradini, 1400 metri di sviluppo e ben 800 di dislivello. Senza dimenticare la meno nota, ma non meno dura, “535 in condotta” a Bordogna, in provincia di Bergamo, con i suoi 2527 gradini, 1250 metri di sviluppo e 535 di dislivello.
Numeri da brividi, per certi veri spaventosi, che possono rappresentare a pieno titolo, come detto, una vera sfida con le proprie capacità fisiche e mentali.