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Intervista a Bryan D’Onofrio, uno dei grandi assenti di quest’anno nelle gare di pit bike
Bryan D’Onofrio è uno dei piloti più talentuosi e vincenti nel mondo pit bike italiano. Ventiquattro anni, di Imola, quest’anno ha praticamente saltato tutta la stagione per via d’imprescindibili impegni lavorativi. “Sono un montatore di macchine automatiche industriali per la Sacmi di Imola, un’azienda davvero importante a livello internazionale e nei primi mesi di quest’anno sono stato per loro negli Usa a più riprese, prima a Portorico e poi a Milwaukee e quindi non ho potuto partecipare alla 12 Pollici Italian Cup”. – dice D’Onofrio -. E’ un peccato che Bryan non abbia potuto gareggiare nelle corse italiane perché non ha potuto difendere il titolo conquistato nel 2020 e ben altre tre volte in precedenza.

Pit bike a… mezzo servizio
“Ero negli Usa nei mesi di marzo, aprile e giugno, così mi sono limitato a correre nella terza tappa della 12 Pollici Italian Cup ma giusto perché avevo una gran voglia di competere, pur senza essere allenato. – continua Bryan – Ho ottenuto la pole il sabato e ho vinto gara 1 la domenica ma in gara 2 mi sono dovuto ritirare per un problema meccanico. Per il resto del campionato mi sono limitato a dare una mano agli altri piloti della Pitom per consigliarli su assetti e traiettorie. Praticamente mi sono preso un anno sabbatico”.
Pur senza esserti allenato hai comunque conquistato la seconda piazza della tua categoria nella 12 Pollici European Cup. Non è un buon risultato? “Non direi: il secondo è il primo degli ultimi!” – scherza D’Onofrio – “A dir la verità il sabato, con il bel tempo, abbiamo girato forte e lasciato a quattro decimi il secondo. Domenica è piovuto e sono scivolato al primo giro di gara 1. Ho ripreso che ero praticamente ultimo e sono arrivato quarto, rimontando e sorpassando per tutto il tempo. In gara 2 ho fatto secondo. Alla fine è arrivata una seconda piazza complessiva. Peccato perché la precedente edizione della 12 Pollici European Cup, quella del 2015, l’avevo vinta, così come avevo vinto l’edizione nazionale di quell’anno”.

“Io e la Pitom”
Tu corri con una Pitom e Alfredo Tomassini, il numero uno di questa casa costruttrice, ci ha raccontato un paio di cose curiose… “Ho letto l’intervista e posso confermare – sorride D’Onofrio. – Nel 2015 non mi conosceva ma mi fece provare la sua moto ed effettivamente abbassai di un secondo il suo tempo. Così mi fece entrare in squadra e quell’anno vincemmo tutto in Italia e in Europa, come ho detto prima. Ed è vero che quando dalla fabbrica esce una moto nuova io salgo sulla sua, col suo numero #3, la provo e poi questa rimane a me. Io ci metto le mie grafiche, il mio numero, il #42, e ci corro per tutta la stagione. E’ una scaramanzia che dura da quella prima volta nel 2015”.
Quando ti sei approcciato al mondo dei motori? “Mio babbo, grande appassionato, mi ha comprato la prima minimoto a quattro anni. Alle prime gare ho partecipato verso gli otto anni, sempre con le minimoto. Poi sono stato selezionato per il trofeo HIRP (Honda Italia Racing Project) organizzato dal Team di Fausto Gresini. Sono arrivato secondo e così sono stato selezionato per il Trophy, un altro campionato Honda/Gresini. Questo l’ho vinto e ho fatto lo step successivo, il salto nel campionato Extreme dove ho chiuso al quinto posto. Poi, praticamente, ho smesso. Sono passato alle 125 Pre Gp ma ho disputato una sola gara: i costi erano troppo elevati e ci sarebbero voluti degli sponsor che io non avevo. Per un po’ di anni mi sono divertito con le supermotard e poi sono passatro alle pit bike”.
Dalle supermotard alle pit bike
Com’è avvenuto il passaggio alle pit bike? “Un amico di mio babbo ne aveva comprata una per correre ma poi ci aveva ripensato. Così me l’ha data e abbiamo cominciato a partecipare alle gare. Il team era formato da me, da mio padre e da questo amico. I costi erano contenuti e beh… si poteva fare. Col tempo ho iniziato a prenderci la mano: le velocità sono ridotte quindi ho capito che è importante lasciar scorrere la moto. Il bello delle gare di pit bike è che c’è sempre molta competitività. Sono dieci minuti di fuoco, con tanti sorpassi; tutti danno tutto dal primo all’ultimo giro”.

Pit bike fra passato e futuro
E’ cambiato il mondo pit bike in questi anni? “E’ molto cambiato. Anni fa c’erano più divertimento e goliardia mentre adesso c’è più attenzione alle prestazioni. Le pit bike di oggi sono più ricercate e raffinate. Ci si lavora sopra come fossero moto a ruote alte. I motori sono sempre cinesi ma i preparatori italiani li lavorano a fondo per regalare alle moto il massimo rendimento”.
Cosa farai l’anno prossimo? “Ne stiamo ancora parlando ma penso che correrò tutta la stagione. Non credo di dovermi più assentare per lavoro per così tanto tempo”.
Qual è stata la vittoria che ricordi con maggior piacere? “Tutte le volte che ho vinto la 12 Pollici Italian Cup è stato bellissimo. Direi che ricordo con estremo piacere tutte le ultime gare di un campionato vinto”.