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Chiamati anche couloir, i canali e canalini sembrano proprio imbuti rovesciati
Per certi versi agli antipodi delle creste, di cui abbiamo parlato nell’approfondimento precedente, eccoci ai canali e canalini, chiamati anche, in gergo alpinistico, couloir. Luoghi paragonabili a imbuti rovesciati, spesso in ombra, sempre più stretti e ripidi mano a mano che si sale, fino a sbucare in cresta, o in vetta, in pieno sole e piena luce, dove spesso il mondo sarà ai nostri piedi.
Caratteristiche peculiari
Pur senza sconfinare nell’ambito delle difficoltà alpinistiche, i canali e canalini sono sempre ripidi, spesso cupi e ombrosi, molte volte stretti e quasi opprimenti, con sentieri il più delle volte solo abbozzati, di fatto delle “tracce”, pur rientrando sovente nel novero dei sentieri numerati dal Club Alpino Italiano o da altre associazioni. Non di rado è necessario usare le mani in appoggio sulla roccia, con occasionali brevissimi tratti di arrampicata elementare, in genere assistiti da corde fisse (almeno sui percorsi più frequentati).
Per contro, il senso di esposizione e di vuoto è molto meno marcato rispetto a una cresta o a un pendio aperto, e questo rappresenta un innegabile vantaggio psicologico. Altrettanto nulli i problemi di orientamento (limitatamente al canale, ovviamente) per l’impossibilità di “sbagliare strada”.
Il periodo stagionale cambia tutto
Nel programmare la salita di un canale o canalino, anche e soprattutto se orientato ai quadranti settentrionali, occorre compiere una prima e basilare valutazione, legata al periodo stagionale: nel canale vi è ancora neve? E in quale quantità?
Nel caso di risposta affermativa, l’escursione assumerà caratteristiche prettamente invernali, con la necessità di dotarsi della relativa attrezzatura specifica alpinistica: piccozza e ramponi come minimo, di cui parleremo diffusamente in un prossimo approfondimento. Anche la nostra esperienza deve ovviamente essere adeguata a tali difficoltà, e in casi anche solo di dubbi, non esitare ad aspettare qualche settimana, fino allo scioglimento della neve.
Una volta scomparsa la neve, la salita del canale, come già detto, non riserva in genere particolari difficoltà, ma comporta almeno due rischi aggiuntivi rispetto a un classico sentiero. Il primo è legato alla pioggia, o peggio a possibili temporali: in questo caso, soprattutto i canalini ripidi e stretti potrebbero trasformarsi in veri e propri torrenti, che a loro volta potrebbero trascinare a valle anche sassi e altro materiale. Non a caso, alcuni canali nelle Alpi Orobie (Bergamo) sono chiamati, in modo assai eloquente, “Canali cattivi”. Non iniziare quindi la salita di ripidi canalini con tempo palesemente incerto, a meno che non si tratti di un percorso di modesta lunghezza.

La seconda ragione è legata al possibile affollamento del canale o canalino, specie lungo i percorsi più gettonati: gli escursionisti che ci precedono potrebbero infatti provocare la caduta di sassi, con tutti i pericoli ben immaginabili. Consigliabilissimo quindi il casco protettivo, cercando anche di mantenersi il più vicino possibile a chi ci precede, in modo che i sassi eventualmente fatti cadere non possano acquistare troppa velocità. E, ovviamente, anche noi stessi dobbiamo porre attenzione a non smuovere e non far cadere sassi.
La discesa
Premesso che, come già evidenziato, la salita di un canale o canalino potrebbe presentare difficoltà escursionistiche relativamente elevate, appare sicuramente consigliabile programmare la discesa e il ritorno a valle lungo un percorso differente è più facile, realizzando tra l’altro un piacevole “itinerario ad anello”.
Qualora si fosse invece costretti a scendere lungo il medesimo percorso della salita, le difficoltà inevitabilmente sembreranno maggiori: scendere quindi con la massima calma, senza alcuna fretta, seguendo fedelmente la traccia presente. Con un ultimo, piccolo consiglio di carattere psicologico: evitare di guardare troppe volte a valle, per vedere “quanto manca”, ma rimanere concentrati sul terreno, sui propri passi, come se quei pochi metri fossero l’intero universo. E’ vero che l’esposizione verso il vuoto è mitigata dalla morfologia del canale, ma in caso di forte pendenza essa potrebbe comunque generare uno spiacevole, e non certo utile, senso di ansia.