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Antonio Platone ci parla delle sue esperienze nelle gare in pendenza
Antonio Platone ha 39 anni, è nato a Napoli ma abita a Frosinone ormai da 10 anni e, nel 2020, ha vinto il campionato italiano velocità in salita su una Honda Crf 150, una moto che nasce come moto da cross ed è stata poi sviluppata come motard. Probabilmente avrebbe potuto vincere il titolo anche nel 2021 ma ha preferito rinunciare a difendere il suo casco tricolore per via del cambio dei regolamenti. “La Federazione ha deciso di inserire in un’unica categoria mezzi molto diversi come scooter, miniOpen e le Crf. – Spiega Antonio. – Si tratta di moto assolutamente non paragonabili fra loro e non si possono far concorrere in un’unica categoria decretando un unico campione d’Italia. Per questo mi è sembrato inutile andare a difendere un titolo che ha certamente perso di valore. Non sono stato il solo a rinunciare, l’hanno fatto molti altri. Teniamo anche conto che, per correre, spesso si devono affrontare lunghe trasferte. Affrontarle sapendo già di non avere chance di vittoria è assolutamente inutile e frustrante”.
Dai circuiti alle corse in salita
Come ti sei avvicinato alle moto e, poi, alle corse in salita? “Ho iniziato correndo nel Trofeo italiano amatori del Civ nel 2007/2008 e ho anche partecipato al Trofeo Interforze, quello dedicato agli appartenenti alle Forze dell’ordine ma aperto anche ad altre categorie (io sono un dipendente Telecom). In salita ho iniziato nel 2012 partecipando alla gara Poggio – Vallefredda di Isola del Liri, a quattro passi da casa. La chiamano “Il Mugello della salita” per quanto è impegnativa. Corsi con una Yamaha R6 e feci quarto. Da allora mi sono appassionato alle gare in salita e non le ho più lasciate, accostandole alle gare su pista. Dal 2017 sono campione regionale CIVS e ho vinto due volte il titolo di campione interregionale del Centro Sud su pista. Nel 2020, quando ho conquistato l’Italiano CIVS sono arrivato secondo nel regionale del centro sud su pista ma solo perché ho dovuto rinunciare a una gara che era concomitante. Quest’anno parteciperò ancora all’Interregionale e disputerò qualche gara della Coppa Italia del CIVS, non di più”.

Correre in salita e in pista, quali differenze?
Quali sono le differenze più evidenti fra una corsa in salita e una in circuito, a parte il fatto che in salita si gareggia uno alla volta? “La differenza è che in salita non hai il tempo di sbagliare. In pista, puoi fare un giro più lento e poi spingere per cercare di migliorare, in salita no. In due soli minuti di gara non puoi permetterti il minimo errore. Zero tempo per pensare. Poi devi essere agile, ti butti nelle chicane come un pazzo perché sai di giocartela contro il tempo. E’ una specialità che devi amare”.

Da Agostini ai giorni nostri
Un piccolo inciso. Una volta le corse in salita erano il primo step per il passaggio alla pista. Nomi mitici come quelli di Giacomo Agostini, Angelo Bergamonti, Roberto Gallina, Guido Mandracci, Virginio Ferrari, Walter Villa, Otello Buscherini, Pier Paolo Bianchi, Claudio Lusuardi… hanno tutti iniziato dalle corse in salita che, a quei tempi, erano già meno costose delle gare in circuito perché le moto erano tutte derivate dalla serie ma avevano un grande seguito di pubblico e anche di sponsor.

Perché oggi non è più così? “Penso che i regolamenti in vigore oggi in Italia stiano danneggiando il settore. Quando vado all’estero per accompagnare un amico pilota che gareggia nell’Europeo velocità in salita, noto che le gare sono lunghe anche 5/6 chilometri; si arriva tranquillamente a inserire la sesta marcia ma non ci sono chicane. Il regolamento Fmi, invece recita che: “Il percorso deve avere caratteristiche di pendenza e tortuosità tali da far sì che la velocità media del tracciato non sia superiore a 105 Km/h. e che non si raggiungano in nessun caso velocità massime superiori ai 180 Km/h”. Quindi vengono inserite delle chicane per rallentare i piloti ma finiscono per essere più pericolose. Inoltre, pur prevedendo il regolamento percorsi fino ai cinque chilometri di lunghezza massima, le nostre gare in salita difficilmente sono più lunghe di tre chilometri. Il pubblico invece c’è ancora. Quando si corre la Poggio- Vallefredda c’è tantissima gente a vedere. E’ una vera e propria festa cittadina. E, normalmente, abbiamo circa 250 piloti iscritti”.
Se avesse una bacchetta magica? “Cercherei di far crescere il movimento e vorrei vedere gare con griglie piene”.