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Sono regole di buon senso, spesso non scritte, che nulla tolgono al divertimento, ma che evitano situazioni pericolose non volute.
Finalmente, dopo due anni, sono ripresi tutti i campionati motociclistici e le piste si sono riempite inizialmente per “fare sella”, come si dice in gergo, poi per riprendere la amata attività agonistica. Anche a me, nonostante l’età non più giovanissima, è rimasta la voglia e sono uno di questi. Certo, ora “giro” solamente, anche se la voglia della bandiera rimane immutata. Accontentiamoci!
Innanzitutto facciamo alcune distinzioni: la pista non è la strada e girare in pista non significa gareggiare.

Alcuni accorgimenti da rispettare prima di entrare in pista riguardano il mezzo che deve essere in ordine e perfettamente funzionante, a partire da una parte tanto fondamentale quanto ovvia che è l’impianto frenante.
Gli pneumatici, chiamati anche volgarmente gomme, devono essere “freschi”, performanti e alla giusta pressione che per l’uso in pista è generalmente inferiore di qualche grado a quella che si richiede per una guida su strada. Conviene in proposito farsi consigliare da un esperto.

E’ anche opportuno per un mezzo stradale rimuovere per quanto possibile specchietti, frecce, luci, eventuali bauletti (si, ho visto girare in pista anche moto con bauletto!) per evitare in caso di scivolata costosi danni oltre a disseminare il tracciato di vetri e vetrini.
Inutile dire che è obbligatorio indossare tuta, casco, guanti e paraschiena, ma tanto senza non vi fanno neanche entrare.
E ora veniamo ad alcuni consigli fondamentali di carattere comportamentale nella guida in pista, partendo dalla conoscenza delle bandiere di segnalazione, la gialla per una situazione di pericolo, e la rossa per la sospensione immediata della sessione.
Non tutti abbiamo le stesse capacità, la stessa esperienza, lo stesso allenamento e la stessa moto, quindi l’obiettivo logico dovrebbe essere quello di cercare di migliorare la propria guida e il proprio tempo sul giro oltre a quello fondamentale di divertirsi.

Abbiamo detto all’inizio che la pista non è la strada, quindi in pista si “deve” andare forte secondo i propri limiti.
In alcuni circuiti gli organizzatori dividono i piloti in gruppi di uguale livello e/o tipo di moto, in altri purtroppo si è tutti assieme comprese a volte alcune scuole di guida.
Ultimamente è abbastanza diffuso anche tra gli amatori l’uso di termocoperte per entrare in pista con gli pneumatici già in temperatura, ma è comunque opportuno durante il primo giro non spingere al massimo sia per verificare la condizione del tracciato che quella della moto.
Andare lentamente o rallentare all’improvviso magari all’uscita da una curva è molto pericoloso, bisogna ricordarsi che dietro a noi potrebbe esserci un altro pilota che sta andando forte magari cercando di migliorare il proprio crono. Quindi segnalare sempre con anticipo il rallentamento o l’entrata al box, generalmente alzando il braccio sinistro o allungando la gamba, in modo che chi segue capisca la vostra intenzione e si possa regolare di conseguenza.
Dicevo all’inizio che girare in pista non significa gareggiare e che ci sono principalmente amatori e raramente professionisti nelle sessioni aperte al pubblico.
Questo vuol dire che bisogna evitare manovre troppo aggressive o pericolose come “staccate” al limite mettendo in crisi chi magari ha già iniziato la curva costringendolo ad andare dritto o peggio entrando in collisione.
Anche passare in rettilineo in piena velocità sfiorando un pilota più lento può essere pericoloso, così pure prendendo una scia troppo ravvicinata che, o per una sfollata nel cambio marcia o perché chi precede ha deciso chissà perché di rallentare all’improvviso, può provocare un tamponamento dalle serie conseguenze.

Forse ho scritto tante banalità ma avendo guidato in pista molte volte vi posso assicurare che tutte quelle situazioni le ho viste e a volte vissute in prima persona.
Per riassumere, andare in pista con la moto è bello, da adrenalina, ci si mette alla prova e si mette alla prova anche il nostro mezzo, però, sembra strano da dire, bisogna farlo in sicurezza, rispettando delle regole di buon senso spesso non scritte, perché tanto alla fine della giornata la coppa non ce la da nessuno.
Gianluigi “Nangi” Dones

Pilota di talento che, però, ha sempre dovuto convivere tra gare e lavoro, rimanendo professionista nel cuore ma pilota gentleman nei fatti.
Ha gareggiato tra il 1978 e il 1994
– 2° campionato italiano TT1 (1982)
– 3° campionato italiano BOT 1000 (1984)
– campionato italiano SBK e 500
– alcune prove campionato mondiale TT2 e TT1 in tutta Europa
– prove campionato europeo (Misano) e mondiale (Monza e Bol d’Or) di endurance
– pilota Paton 500 e Britten 1000 oltre a due gare di campionato italiano con la Ducati SBK ufficiale
È approdato sul nostro magazine anche perché mio “brother in byke” in quegli anni. Lo avevo notato a Monza, dove aveva guadagnato un podio, perché mi aveva colpito la scioltezza con cui coniugava congiuntivi e condizionali, raro allora per il nostro ambiente.
Marco Faieta