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Uno dei triatleti più apprezzati del nostro paese ci racconta come è cambiato il modo di allenarsi durante l’emergenza COVID-19
Cristiano Tara è un uomo assolutamente normale. Quando l’ho chiamato per chiedergli come andava in questo periodo di lockdown ha cominciato col parlare del lavoro, delle figlie, della moglie. Eppure questo ghemmese di quarantasette anni è uno dei pochi al mondo a riuscire a nuotare per tremila e ottocento metri, pedalare per centottanta chilometri e correre una maratona, nello stesso giorno, senza mai fermarsi.

I risultati di una passione sbocciata tardi
Da sempre sportivo, Tara ha cominciato a correre quando aveva già compiuto i trent’anni e a ben trentasette anni, complice un infortunio che lo ha tenuto lontano dalle gare, ha scoperto la sua vera passione: il Triathlon. Da allora non si è più fermato, collezionando importanti risultati. Il più prestigioso dei quali è sicuramente la vittoria dell’Icon Livigno Xtreme Triathlon, «una prova di cui ancora porto i segni sui miei polpastrelli», mi dice. Si tratta appunto di una prova estrema affrontata con coraggio e in cui oltre ai chilometri ha dovuto combattere contro un nemico ancor più temibile: il freddo.

Il Triathlon ai tempi del COVID-19
Era il 2017 quando Cristiano ha superato il traguardo di Livigno a braccia alzate. Il 2020 doveva essere l’anno di un ulteriore salto di qualità, infatti, l’obiettivo era quello di qualificarsi per i campionati del mondo dell’Ironman alle Hawaii, obiettivo sfumato nel 2019 per soli 30”. Ma poi è arrivata la pandemia e i relativi lockdown a rovinare i piani a tutti i triatleti, Cristiano compreso. «Quello che è mancato in questi mesi – racconta – è stata la motivazione. Quella che ti permette di alzarti alle cinque del mattino e trovare ogni ritaglio possibile nella tua giornata per allenarti. Se non c’è una gara all’orizzonte è difficile trovare gli stimoli giusti».

L’allenamento a sensazione
L’unico lato positivo dell’attuale impossibilità di gareggiare, secondo Cristiano, è il fatto di poter fare a meno delle tabelle di allenamenti. «Non ho mai amato le tabelle – confessa – ho sempre preferito sentire il mio corpo e allenarmi di conseguenza. Ci sono giornate nelle quali la tabella ti suggerisce di fare cinque chilometri ma tu ne hai per dieci, allora devi metterla da parte e correre fin quando ne hai voglia. Adesso l’obiettivo è mantenere la condizione in vista di una primavera agonistica».
di Francesco Papa