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L’infezione da Covid-19 può manifestarsi in vari modi. Si passa dall’essere asintomatici ad avere gravi insufficienze polmonari. Tra questi due estremi ci sono una serie di sintomi più o meno severi, alcuni dei quali assimilabili a quelli di una semplice influenza, altri più seri come quelli a carico del cuore. Proprio il fatto che il coronavirus attacchi principalmente l’apparato respiratorio e quello cardiocircolatorio, organi coinvolti nella pratica delle immersioni, ha spinto molti ad interrogarsi sulla possibilità che un atleta colpito dal Covid-19, una volta guarito, possa tranquillamente tornare ad immergersi.
I rischi polmonari
Purtroppo chi ha avuto l’infezione del Covid-19 con sintomi polmonari severi può soffrire di danni polmonari prolungati o anche permanenti. Anche se la funzione polmonare sembra essere tornata (o quasi) normale, non si possono escludere rischi superiori alla media per il barotrauma dei polmoni. Quindi, è raccomandato che il subacqueo che sia stato ricoverato con sintomi polmonari in relazione al Covid-19 o comunque abbia sofferto di insufficienza respiratoria anche non grave, si sottoponga ad un controllo della funzione polmonare, prima di riprendere la normale attività di immersione.

I rischi cardiaci
L’infezione da Covid-19 potrebbe comportare una cardiomiopatia. Una patologia che colpisce il cuore riducendone la capacità di pompare il sangue nel resto del corpo. Le persone colpite dal coronavirus potrebbero averla sviluppata anche se durante la fase acuta della malattia non hanno avuto sintomi particolari. Potrebbe, infatti, esserci un danno al muscolo cardiaco che aumenta il rischio infartuale in immersione. Per questo è raccomandabile che un subacqueo, che sia stato ricoverato con o a causa dei sintomi polmonari o cardiaci da Covid dovrebbe, sottoporsi ad una valutazione cardiaca con un’ecocardiografia ed un elettrocardiogramma da sforzo per accertarsi della normale funzionalità cardiaca.
La malattia da decompressione
È probabile che l’infezione provochi un significativo aumento del rischio di sviluppo di bolle e della malattia da decompressione. Infatti dopo una immersione ricreativa profonda, nel 70-90 % dei casi si riscontra lo sviluppo di bolle nella fase venosa. Queste bolle vengono in genere eliminate nel sistema respiratorio polmonare non provoca problemi. Però se la funzionalità polmonare dovesse essere compromessa le bolle potrebbero raggiungere Il circolo arterioso.
Francesco Papa