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La gara su strada più famosa al mondo nacque ufficialmente nel 1907 e ha attraversato tutto il Novecento: in tutti questi anni, l’Isola di Man è diventata un simbolo del motociclismo più appassionato, con la media record sul giro che ormai si avvicina ai 220 km/h.
Il TT nasce a inizio Novecento come gara automobilistica, per poi diventare una corsa motociclistica. La scelta dell’Isola di Man come percorso su cui correre fu sostanzialmente obbligatoria: un bando del governo inglese, infatti, proibiva gare motociclistiche su strada nel Regno Unito. La prima edizione si corse in due categorie: monocilindriche e bicilindriche, su un percorso di 15 miglia.
Nel 1911 vennero segnate le basi per il tracciato attuale col Four-Inch Course, per poi arrivare allo Snaefell Mountain Course (circuito del Mountain) con due categorie: la Junior TT (riservata alle monocilindriche da 300 cc e alle bicilindriche fino a 340 cc) e la Senior TT (monocilindriche fino a 500 cc e delle bicilindriche fino a 585 cc). Allora come oggi si correva tra le case, gli steccati, i marciapiedi, i lampioni e i burroni. Oggi l’anello stradale misura 37,73 miglia, ossia 60 chilometri e 720 metri e viene ripetuto per sei volte nelle classi principali, tre o quattro in quelle minori, tre giri per i Sidecar e una sola volta per le elettriche.
Una sessantina di curve sulle oltre 200 totali sono dedicate ai piloti che vi hanno compiuto le maggiori imprese o che vi hanno perso la vita in incidenti di gara.

Il percorso del TT
Le strade utilizzate sono aperte alla viabilità convenzionale per tutto l’anno e chiuse al traffico (non sempre è stato così, perlomeno durante le prove) in occasione della gara. Quando questo ancora non accadeva, erano ancor più numerosi gli incidenti mortali che coinvolgevano la popolazione. La “Birkins Bend”, ad esempio, è una curva intitolata ad Archie Birkins, pilota che morì nel 1927 scontrandosi con un furgone che trasportava pesce.
In oltre sessanta chilometri di strada, il paesaggio è mutevole. Il tratto maggiormente suggestivo è quello montano nei pressi di Brandywell, dove si tocca la massima altitudine, sullo Snaefell, a quota 422 metri. Il giro parte da Douglas, la capitale dell’isola, sul lungo rettilineo in discesa di Bray Hill nel centro dell’abitato, in cui i bolidi di oggi superano i 300 chilometri all’ora.
Si arriva in staccata ad una curva verso destra posta sulla rotonda dell’incrocio di Quarter Bridge e ci si avvia verso il tortuoso tratto di Glen Helen, dove la strada è in alcuni punti incassata tra le rocce. L’attraversamento del villaggio di Kirk Michael è uno dei tratti da sempre più pericolosi: quattro curvoni in successione permettono alle moto di superare in piega i 200 chilometri orari.
A Ballaugh Bridge c’è uno dei punti più spettacolari, dove le moto, seppure in un tratto lento, volano su un’impressionante dosso, ancora oggi cinto della stessa ringhiera metallica dei primi del Novecento. Si passa poi nell’abitato di Ramsey prima di inoltrarsi nel paesaggio lunare di Verandah, dove la montagna disegna scenari e strapiombi tanto affascinanti quanto pericolosi.
Una volta scollinato lo Snaefell, il tracciato scende in picchiata verso Douglas, non senza un ultimo brivido sul Governors Bridge, posto a pochi metri dal rettilineo d’arrivo in cui bisogna decelerare bruscamente per rimanere in carreggiata.

Il Tourist Trophy non è una semplice gara
Chi sceglie di prendere parte al Tourist Trophy lo fa solo ed esclusivamente seguendo la propria volontà senza alcuna forzatura imposta da vincoli contrattuali o necessità di raccogliere punti per il Campionato.
Il TT da sempre pone gli appassionati e l’opinione pubblica di fronte ad un bivio, una scelta drastica: o lo si ama o lo si odia, non esistono mezze misure. Non c’è gara più controversa del TT. Non c’è competizione più amata.
L’albo d’oro della gara è dominato da Joey Dunlop (scomparso il 2 luglio 2000 a Tallin) che al TT ha vinto ben 26 volte, seguito da John McGuinness (ancora in gara quest’anno), con 23 vittorie. Quest’anno il TT riprenderà i battenti dopo 2 anni di stop forzato a causa del COVID-19, e vedrà al via le classi: SBK, STK, SSP, Sidecar e Supertwin. A differenza delle passate edizioni non verrà disputata la gara dedicata alle elettriche, a quanto pare bisognerà aspettare l’edizione 2024 per rivede sfrecciare le moto alimentate a corrente.

Il record da battere per tutti rimane quello di Peter Hickman, che nel 2018 a bordo della BMW S1000RR ha fatto segnare un tempo di 16’42.778 alle velocità media di 135.452 mph / 217,980 km/h.
“Vedi, tutto nasce dalla privazione, dalla negazione. Quando ti sottraggono qualcosa, allora ti batti per riaverla e spesso nasce qualcosa di unico, folle e magico. Qualcuno ci ha sottratto una parte di noi e la voglia di non sentirsi sconfitti radicata nel nostro io, la volontà di riottenere ciò che avevamo ci anima e ci motiva. Spesso questa mancata obbedienza alle regole, la voglia di disobbedire alberga in quelle anime più inclini all’adorazione di divinità pagane con magari riflessi diabolici. Si dice, infatti, che erano i sabba infernali ad aver luogo in quella terra che aveva per abitanti streghe e maghi e che corrisponde al nome di Elan Vannin, ai più conosciuta come Isola di Man. Fu questo spirito che ancora risiede in questa terra abitata da strani esseri, primi fra tutti gatti senza coda, che nel 1907 prese forma la più famosa e tragica corsa su strada: il Tourist Trophy. Una gara i cui contrasti si rispecchiano in maniera speculare in questa isola, a partire da quelle contrastanti condizioni climatiche ambientali, una gara così bella come le ginestre in fiore dell’isola, ma così spettrale e tetra come le notti di nebbia e burrasca che sembrano intonare un arcaico richiamo ad altri mondi”.