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“Quando mi è stato proposto di scrivere un’autobiografia per la Casa Editrice PIEMME sono scoppiato a ridere. Cosa avrei avuto da dire dopo solo 28 anni di vita? Come mio solito, successivamente, ho iniziato a riflettere. In effetti, ho vissuto esperienze indescrivibili ed altre che vorrei dimenticare ma che, purtroppo o per fortuna, mi hanno in qualche modo segnato ed aiutato a diventare la persona che sono oggi: alcuni di queste sono sconosciute anche ad i miei cari. E così fu.”

“Fuori dalla mischia” è il viaggio di un bambino cresciuto secondo due culture totalmente diverse, un ragazzo che ha avuto la fortuna di non intraprendere le vie sbagliate tipiche dell’adolescenza, di un uomo che tra i successi sportivi e gli errori quotidiani vuole confessarsi al proprio figlio cercando di metterlo in guardia sulle varie situazioni nelle quali si potrà trovare man mano che crescerà.
Forza, determinazione, durezza; ma anche lealtà, cooperazione, rispetto e controllo di sé: il rugby è lo sport per eccellenza. È cultura dello stare insieme, senso di squadra, sostegno, è accettare a testa alta e con serenità vittoria e sconfitte, e la vita di Maxime Mbandà, terza linea delle Zebre e della Nazionale, ne è un esempio concreto. Cresciuto nel nostro paese da padre congolese e madre italiana, nonostante una famiglia unita, solide amicizie e i successi nella palla ovale Maxime ha avuto esperienza diretta di quanto sia difficile la strada dell’integrazione.
Un episodio per tutti accaduto a fine novembre 2019: durante una lite stradale al termine della quale avrebbe anche rischiato di essere investito da un automobilista, che poi è fuggito. “Dopo anni che non mi succedeva, ho subito un atto di razzismo, dice Maxime, proprio pochi giorni fa dissi che i miei genitori mi avevano insegnato sin da piccolo ad affrontare gli episodi di razzismo col sorriso, ma questa volta no”. Questa volta il giocatore, figlio di madre italiana e padre congolese ha deciso di denunciare: “Sentirsi dire, da cittadino italiano e mulatto quale sono ‘Va negro di merda, tornatene al tuo paese’, mi ha letteralmente ferito, deluso e danneggiato moralmente. Perché “non erano frasi dette da un bambino che avrebbe potuto semplicemente ed ingenuamente ripetere ciò che poteva aver sentito da genitori, altri bambini, televisione o qualsiasi altra fonte”.

Per questo ha deciso di scrivere un libro in forma di lettera a Leone, il figlio di un anno. Durante la prima ondata della pandemia di Covid, proprio mentre lui e Cristiana aspettavano Leone, Maxime ha prestato servizio volontario sulle ambulanze a Parma: 12-13 ore al giorno senza sosta a contatto con la sofferenza, per affrontare un’emergenza sanitaria inconcepibile prima del 2020. Mai avrebbe pensato che il Covid potesse colpire gravemente anche i suoi genitori, come è accaduto pochi mesi dopo, per fortuna con il lieto fine. “Fuori dalla mischia” è un inno alla vita e all’amore, il testamento emotivo di un uomo orgoglioso delle proprie origini africane tanto quanto di indossare la maglia azzurra. Una storia personale e familiare raccontata da padre a figlio, e a tutti noi, nella convinzione che dietro ai valori dello sport può nascondersi la speranza di un mondo migliore. Solidarietà, inclusione, uguaglianza non sono principi astratti, ma una meta per la quale tutti dobbiamo lottare, con la forza della responsabilità, facendo squadra, pronti a schivare i placcaggi dell’odio e dell’indifferenza.