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Senza sentieri, non esisterebbero i trekking. Ma, ovviamente, c’è sentiero e sentiero: dalla facile mulattiera all’erta e vertiginosa traccia appena visibile tra gli sfasciumi.
In buona sostanza, si può dire che la difficoltà di un’escursione coincide, in gran parte, con la difficoltà di percorrenza del relativo sentiero, cui si sommano altri fattori oggettivi di contesto, in primo luogo la quota e le condizioni meteorologiche.
Definire in modo oggettivo il grado di difficoltà di un percorso escursionistico non è certamente facile, e non ha a caso la scala delle difficoltà escursionistiche utilizzata è stata predisposta dal Club Alpino Italiano (CAI), con la sue più che centenaria esperienza.

Tre livelli più uno
La scala delle difficoltà escursionistiche del CAI, articolata su “tre gradi più uno”, si basa su tre parametri oggettivi principali: il dislivello, la distanza planimetrica e la segnaletica del percorso.
Sula tale base, sono stati definiti i seguenti gradi (o livelli) di difficoltà:
T – turistico: itinerari su stradine, mulattiere o comodi sentieri, con percorsi ben evidenti e che non pongono incertezze o problemi di orientamento. Si svolgono in genere sotto i 2000 metri di quota e costituiscono di solito l’accesso ad alpeggi o rifugi. Richiedono una certa conoscenza dell’ambiente montano e preparazione fisica alla camminata.
E – escursionistico: itinerari che si svolgono quasi sempre su sentieri, oppure su tracce di passaggio in terreno vario (pascoli, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni. Possono esservi brevi tratti pianeggianti o lievemente inclinati di neve residua, quando, in caso di caduta, la scivolata si arresta in breve spazio e senza pericoli. Si sviluppano a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici, sempre con segnalazioni adeguate. Possono svolgersi anche su pendii ripidi, con i tratti esposti in genere protetti (barriere) o assicurati (cavi). Possono avere singoli passaggi su roccia, non esposti, o tratti brevi e non faticosi né impegnativi grazie ad attrezzature (scalette, pioli, cavi) che però non necessitano l’uso di equipaggiamento specifico (imbracatura, set da ferrata, ecc.). Per questa tipologia d itinerari occorrono un certo senso di orientamento, una certa esperienza e conoscenza del territorio montano, allenamento alla camminata, calzature ed equipaggiamento adeguati.
EE – per escursionisti esperti: itinerari generalmente segnalati ma che implicano una capacità di muoversi su terreni particolari: sentieri o tracce su terreno impervio e infido (pendii ripidi e/o scivolosi di erba, o misti di rocce ed erba, o di roccia e detriti). Terreno vario, a quote relativamente elevate (pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii aperti senza punti di riferimento, ecc.). Tratti rocciosi con lievi difficoltà tecniche (percorsi attrezzati, vie ferrate fra quelle di minor impegno). Rimangono invece esclusi i percorsi su ghiacciaio, anche se pianeggianti e/o all’apparenza senza crepacci (perché il loro attraversamento richiederebbe l’uso della corda, ramponi e piccozza e la conoscenza delle relative manovre di assicurazione). Per questa tipologia di itinerari occorrono esperienza di montagna, buona conoscenza dell’ambiente montano, passo sicuro, assenza di vertigini, equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguati.
EEA – per escursionisti esperti con attrezzatura: percorsi attrezzati o vie ferrate per i quali è necessario l’uso dei dispositivi di autoassicurazione omologati (imbracatura e set da ferrata) e di equipaggiamento di protezione personale (casco omologato, guanti). È necessario saper utilizzare in sicurezza l’equipaggiamento tecnico e avere una certa abitudine all’esposizione e all’ambiente alpinistico.

Valutare con criterio
Questa classificazione, nella sua semplicità e chiarezza, è riferita alla montagna nelle sue condizioni “normali” e buone – tipicamente estive, in assenza di neve – e con buone condizioni meteorologiche.
Nella scelta dell’itinerario da percorrere, il grado di difficoltà previsto dovrà quindi essere rapportato alle effettive condizioni della montagna e del meteo, e addirittura all’ora della giornata: per fare un solo esempio, nelle prime ore del mattino l’erba potrebbe essere più scivolosa per la rugiada notturna, destinata a scomparire con i primi raggi di sole.

I tre gradi di difficoltà del CAI sono quindi un orientamento prezioso e utilissimo, da usare tuttavia con molto criterio e buon senso. Specie il grado intermedio “E – Escursionistico”, per la sua ampiezza, è quello che potrebbe riservare il maggior grado di incertezza, potendo variare da percorsi “poco più che turistici”, alla portata pressoché di tutti, a itinerari “fisicamente e tecnicamente impegnativi”, riservati a escursionisti ben esperti.