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Dalla Russia a Montecarlo fino a Roma con la pole dance come filo conduttore
Irina Eshkinina è un’insegnante di pole dance a Roma dove ha una sua scuola, la Rome Pole Fitness. “Sono stata anche un’atleta fino a che ho avuto tempo per preparare le gare – racconta. – Ora come ora, fra insegnamento e gestione della palestra, non ce la faccio più. Inoltre, tra settembre e ottobre aprirò la mia seconda scuola, sempre qui a Roma che si chiamerà, molto probabilmente, “Pole Revolution”. L’idea di fondo è dare vita, nel tempo, a un franchising. Poi ci sono i corsi online che tengo da quando è arrivato il Covid. Adesso molte ragazze hanno il palo a casa e quello delle lezioni a distanza è un settore da sviluppare perché, secondo me, è destinato a rimanere. Ho allieve da tutta Italia che si collegano e mi chiedono di continuare tenere lezioni. Quindi continuerò. E, per finire, tengo anche corsi di formazione per insegnanti di livello 1 (base) e livello 2 (intermedio) riconosciuti nell’ambito Coni che qualificano come istruttori nazionali nella ginnastica acrobatica, specialità Pole Dance. Davvero tempo per gareggiare non ce ne sarebbe”.

Pole Dance a Montecarlo
Lei viene dalla Russia, paese dove la pole dance ha un seguito importante. E’ lì che ha cominciato a praticare? “Sì. Ho iniziato a Mosca, la mia città, a 23/24 anni e ho iniziato da zero, prima niente danza o ginnastica. Praticavo sport tipo correre o sciare che non avevano niente a che fare con la pole. Non avevo nessuna preparazione specifica. All’inizio frequentavo per le classiche due ore a settimana ma poi ho capito che mi sarebbe servita più elasticità e ho aggiunto due ore di stretching. Dopo un anno ero passata a cinque giorni alla settimana in palestra. Ogni giorno aspettavo le 18, orario di uscita dall’ufficio, per correre in palestra. Anche il venerdì, anche fino alle 22! Era una grande passione come lo è tuttora. E, ovviamente, gareggiavo tantissimo”.

Pole Dance dal Principato a Roma
Com’è arrivata ad aprire una sua scuola a Roma? “Un’estate sono venuta in vacanza in Europa: Nizza e Montecarlo. Nel Principato, ho deciso di andare a vedere come funzionasse una scuola di pole dance fuori dalla Russia. Così, ho chiesto di partecipare a una lezione in una struttura monegasca. La proprietaria era una signora di San Pietroburgo che, subito dopo la lezione, mi chiese se fossi stata disposta a insegnare nella sua palestra. “ok – dissi io – facciamo una prova”. Tenni due lezioni in una settimana e andarono benissimo. “Le ragazze sono contente, vorrei che tu restassi” – furono le sue parole. Così tornai in Russia, sistemai tutte le mie cose e tornai a Montecarlo a insegnare. Rimasi lì due anni. A Roma ci sono arrivata quando ho conosciuto mio marito. Ci siamo sposati e mi sono trasferita nella sua città. Ma prima gli ho detto: “Guarda, io a Roma ci vengo a vivere ma lì voglio creare la mia scuola”. Lui ha risposto: “Proviamoci”. Dopo sei mesi avevo aperto la mia palestra. E’ stato giusto nell’aprile di quattro anni fa”.

Russia e Italia, differenze nella pole dance
Ci sono differenze fra come viene interpretata la pole dance in Russia e in Italia? “Sì, ci sono. Credo che in Russia la pole sia più sviluppata e più avanzata. Forse perché i nostri principi d’insegnamento, ai quali io mi ispiro, sono più “tosti” e più severi. La mentalità italiana è di andare avanti nell’apprendimento passo a passo, noi siamo più veloci. Ad esempio: in Italia il corso di pole basic dura circa un anno; da noi quattro mesi. In Italia c’è anche l’aspetto, molto bello, della socializzazione: si va in palestra anche per fare amicizia. Da noi le ragazze sono competitive fra di loro. E tutte vogliono andare in gara e fare risultato”.
Lei insegna tutti gli stili? “Insegno tutti gli stili a tutti i livelli. Personalmente, preferisco l’exotic. Nell’exotic pole ci sono diverse scuole: russa, americana e australiana. Io insegno quella russa che è un misto di sensualità, flessibilità ma anche forza e salti. Trovo che l’exotic pole interpretata in questo modo sia molto completa mentre la pole sport è più acrobatica e la pole art la accosterei, quasi, alla danza contemporanea”.
di Flavio Semprini