Liliana Feleaga è una giovane donna di Desenzano del Garda che vive la pole dance a tempo pieno. Una passione che l’ha presa otto anni fa, quando ancora era un’impiegata, e che le ha felicemente “stravolto” la vita dandole stimoli incredibili e la forza per superare momenti difficili. Oggi gestisce il Rose Lily Studio Dance a Manerba del Garda. E’ la sua palestra e, oltre alla pole dance, insegna fitness e aerial hoop. Oltre ciò, è una delle rappresentanti italiane più interessanti nella exotic pole dance, lo stile più femminile fra quelli che si affrontano nelle competizioni. Prima del lock-down del 2020 aveva partecipato a due competizioni internazionali a Modena e a Nizza (dove era l’unica italiana ad aver superato le selezioni), piazzandosi, rispettivamente, quarta e quinta nella sua categoria.
Liliana, quando ti sei avvicinata alla pole dance? “Nel 2013, otto anni fa, vidi una gara di pole vinta dall’australiana Felix Cane che ancor oggi è una delle mie atlete preferite. Rimasi fulminata dalla grazia e dalla forza che sprigionava. Andai subito alla ricerca di una scuola ma non trovai niente vicino a casa. Allora decisi di ordinare un palo direttamente alla fabbrica costruttrice, la Xpole, negli Usa. Me lo sono montato in casa e, con un cd che conteneva video delle figure base, ho iniziato ad allenarmi da sola: guardavo le figure e le ripetevo. Dopo un anno e mezzo ho scoperto che Dana Hesse, una pole dancer americana, aveva aperto una scuola a Milano. Ho prenotato delle lezioni private e ho iniziato a fare la “pendolare”. E’ stata lei stessa, dopo un paio di lezioni, a indicarmi un’insegnante russa che, nel frattempo, aveva aperto una palestra a Brescia. Con quest’ultima ho partecipato alle mie prime lezioni di gruppo. Da lì ho iniziato a costruire il mio “modo” di stare sul palo. Erano già passati due anni. Nel frattempo, iniziavano ad aprire sempre più nuove scuole. Ne ho approfittato per provare diverse maestre che sono state tutte fonte d’ispirazione e mi hanno insegnato figure nuove. Per tre anni ho girato come una trottola: Verona, Milano, Brescia… lezioni in palestra e prove a casa”.
Pole dance, insegnamento e gare

A un certo punto, anche tu hai iniziato a insegnare. “Quando ho pensato di avere sufficiente esperienza, mi son detta che forse anch’io potevo farlo, visto che mi piaceva. Così, ho comprato un altro palo professionale e ho iniziato a dare lezioni gratuite alle mie amiche, in casa mia. Volevo testarmi come insegnante. Da un anno e mezzo ho aperto il Rose Lily Studio Dance. Ho approfittato del lock-down per fare altri corsi di formazione per pole e fitness e ormai la mia carriera d’insegnante è lanciata. Ho lasciato il lavoro precedente per dedicarmi a questo 24 ore su 24. In questo periodo di Covid faccio lezioni online sia di pole, sia di fitness, sia di stretching. Ci si arrangia così”.
Tornerai a gareggiare quando sarà possibile? “Certo. Avevo ottenuto l’ammissione alla tappa di Mosca di una competizione internazionale che si chiama “Zodiac” e che è stata riprogrammata. Un altro appuntamento internazionale, l’Exotic Godess, dovrebbe tenersi prossimamente a Roma. Tutte noi speriamo di poter tornare a competere presto”.
Perché hai scelto proprio l’exotic e non altri stili? Perché lo stile exotic, secondo me, mescola meglio della pole sport o dell’artistic pole forza, agilità e femminilità”.
Pole dance, perché praticarla

Eri emozionata prima del tuo esordio assoluto in gara? “Non tanto. Era più emozionata la mia allenatrice Yana Romanova. Io ero tranquilla. Anzi, non vedevo l’ora di esibirmi: mi piace mettermi in gioco ed ero curiosa di vedere le coreografie, le storie e i costumi delle altre ragazze. E poi l’ambiente è bellissimo perché si ritrovano in competizione ragazze da tutto il mondo: giapponesi, americane, thailandesi, cinesi, russe, ognuna col suo modo di interpretare la pole. Le cinesi, ad esempio sono piccole e flessibili e quindi hanno certe caratteristiche sul palo. Le russe sono sempre molto sensuali… è tutto molto emozionante”.
Perché consiglieresti di praticare la pole dance a una ragazza? E a un ragazzo? “Per prima cosa, perché è un ottimo allenamento per restare in forma: sul palo sono costretti a lavorare tutti i muscoli. Poi perché è divertente; mai noiosa visto che si provano di continuo nuove figure. Poi perché è una sfida con se stesse: per fare certe figure occorre tempo. E quando si arriva a interpretarle correttamente, ci sono figure più complicate da affrontare: si diventa delle guerriere per superare i propri limiti. Quest’ultimo è un aspetto molto formativo della pole dance. Infine, è anche artistica per via di passi, movimenti e coreografie che ricordano la danza. E poi è di moda! A un uomo direi di praticarla per gli stessi motivi. Gli uomini sono più forti ma meno flessibili solitamente, ma ciò non toglie che possano allenarsi e gareggiare con profitto”.
Nella tua vita hai dovuto superare diversi interventi, più o meno invasivi, causati da una serie di tumori allo stomaco. Quanto ti ha aiutato la pole dance, o il fare sport, nell’affrontare la malattia? “Fare sport mi ha aiutato tantissimo, soprattutto nel rimettermi subito in piedi. Andavo sul palo anche quando ancora avvertivo i dolori post-operatori perché la pole mi dava la spinta ad andare avanti. Dopo un intervento particolarmente tosto, mi sono chiesta: “Quando riuscirò di nuovo a fare la bandiera?” (la bandiera è una figura della pole dance, ndr.). Ho dovuto ricominciare da capo ma sono risalita sul palo e dopo qualche tempo ero agli stessi livelli di prima. E oggi sono meglio di ieri. Facendo allenamento, anche le medicine che dovevo assumere mi davano meno fastidio. Il medico che mi ha in cura mi detto che fare sport stava aiutandomi a cancellare gli effetti collaterali della terapia”.
Di Flavio Semprini