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C’è uno scrutatore attento che dal 2005 cattura i passaggi di ogni singolo pilota partecipante al CIVS, che ne raccoglie l’essenza e che respira in pieno lo spirito e la vita del paddock nei momenti più concitati dove per i partecipanti è il momento di dare del gas, ma che riesce anche a vivere i momenti di svago.
Da ben 17 anni Massimo Mambelli è una presenza fissa al CIVS, non è solo il fotografo ufficiale del campionato in salita, è un amico di tutti i piloti. Nella salita dove ti ritrovi “solo contro tutti”, difficilmente trovi qualcuno disposto ad aiutarti, andare contro quello che pensano i familiari non è semplice e difficilmente ci sono familiari a seguirti alle gare.
In questa solitudine non sono pochi quelli che hanno trovato un appoggio in Massimo, dalla compagnia nei momenti no ai consigli su come migliorare o affrontare ancora più velocemente una curva, lui c’è. Questo affetto d’altronde è reciproco, lui stesso se deve pensare di andare a mangiare una pizza con qualcuno chiama uno dei piloti della salita.

Questo, secondo Massimo, è il concetto alla base del CIVS: se fai parte della salita fai parte di una famiglia, al di là di tutte le istituzioni che ci sono nel mezzo. La salita la fanno i piloti e tutti quelli che ci sono dentro. Lo zoccolo duro del motociclismo, il gruppo che ha tenuto viva questa specialità di generazione in generazione da quello che una volta era il Trofeo della Montagna.
La salita è un amore che hai in testa, nonostante tutti i vari problemi che si presentano costantemente ogni anno: un esempio su tutti Isola del Liri che fino al 2008 era un disastro… cronometristi senza gazebo per ripararsi dal sole cocente o in caso di pioggia, caldo torrido senza possibilità di refrigerio. Ma poi le cose cambiarono anche grazie al contributo di FMI che aveva cominciato ad imporre degli standard.
Il Campionato Italiano Velocità in Salita funziona perché ci sono i soggetti innamorati di questo mondo, dove vige il rispetto delle idee, e le soluzioni trovate quasi immediatamente, perché tutti ci si aiuta senza distinzione tra piloti, addetti ai lavori, fotografi e marshall. Un esempio lampante di tutto questo è raccolto nel Round di Spoleto del 2015: Stefano Bonetti rompe il motore e pur di prendere il via il giorno dopo parte di corsa verso casa a oltre 500 km di distanza per prenderne uno sostitutivo e ritorna in piena notte. Tutti i piloti in grado di dare una mano lo aiutano a rimettere in sesto la moto e lo faranno ripartire il giorno dopo.
Sempre Bonny durante questi 2 anni di pandemia dove non si sono disputate corse sull’Isola di Man non ci ha pensato un solo istante, si è fatto trovare pronto al via nel campionato che lo ha consacrato a leggenda.
Di gente straripante talento Massimo ne ha vista in abbondanza, perché non esiste un ambiente migliore dove esprimersi per chi non ha modo di allenarsi con costanza in moto. Come ha visto gente che grazie alla giusta motivazione e le persone giuste attorno è in grado di migliorare di 15 secondi il proprio crono.

E’ un ambiente dove fa ancora molto il manico piuttosto che il mezzo.
Proprio per questo di campioni ne ha visti passare tanti, e li ha riconosciuti subito. Perché il campione lo vedi da come da il gas, dal controllo che ha della moto, da punti impensabili dove andar a mettere le ruote.
Quelli che gli sono rimasti più impressi?
Covezzi che andò a fare poi la Pikes Peak, nell’anno che arrivò diventò campione nella classe Supermoto.
Morositi, Curinga, Lombardi, Bonetti, Duci, Valentina Marino, Bottino/Scozzafava, Sullo/Armanino col Sidecar, Carmine Sullo, Maiola, Airola, Olcese, Lignite, Dal Molin, Nari, Manici, Martinelli, Magnani. Mentre negli ultimi anni è stato stupito da gente come Bottalico e Ricca, il cui ingresso ha smosso il tepore che si era stabilizzato nella salita.
Come è stato felicemente colpito sotto un altro aspetto da Bottalico, Sallustro e Torpea, che hanno portato una ventata di novità in questo mondo introducendo la possibilità di avere degli sponsor personali o a livello di Team. Coinvolgendo quindi diverse aziende, e aumentando la visibilità e l’importanza del campionato stesso.

Una particolare simpatia la riserve per la classe Quad, un gruppo di “matti” da dove sono usciti fuori quelli che lui chiama i 3 dell’Ave Maria: Nardon che ha capito di non essere al top ma che lavora di anno in anno per migliorare, Lardori molto tecnico, e Ricca che a prima vista sembra un ragazzo molto tranquillo e pacato, ma che una volta indossato il casco diventa una bestia da gara famelica di vittorie.
E ovviamente il suo occhio non poteva non cadere al 2022 e a quelle che saranno le sfide che regaleranno spettacolo senza mezzi termini, quelle tra Martinelli/Manici, Ricca/Lardori e Dal Molin/Olcese.