Share This Article
La storia di Michael Czysz, (designer, architetto, pilota e progettatore di moto) traccia alcuni paralleli con quella di John Britten e i suoi famosi tentativi di conquistare il mondo del motociclismo con la sua moto: “Ho visto la Britten V1000 dal vivo e quella per me è stata la svolta. Mi ero detto che non era possibile che quella moto che stavo guardando fosse l’ultima moto inventata di sana pianta da un solo uomo. Non c’era modo. Impossibile. Britten non sarà l’ultimo uomo nella storia del motociclismo a realizzare la propria moto. Quello era il punto, e fu il punto di partenza: qualcun altro lo farà. Così mi son detto… Fanculo, ci provo.”
La moto da corsa americana!
Era il 2005, nasce dunque la MotoCzysz. L’obiettivo era semplice: costruire la moto da corsa americana definitiva. E decise di farlo con l’intenzione di partecipare al campionato mondiale MotoGP, la neonata e massima espressione ingegneristica a 2 ruote. Prende così via il progetto della moto, inedito sotto ogni punto di vista.
L’azienda di Portland era decisa ad affrontare la concorrenza giapponese che dominava la classe regina schierando la C1 990: il motore a V di 15° disposto longitudinalmente consentiva di ridurre gli ingombri e di ottimizzare il raffreddamento, e permetteva l’uso di un solo albero a camme di aspirazione in comune tra le due bancate con i due di scarico separati. Dotato inoltre di un albero motore controrotante per ogni bancata per annullare le forze giroscopiche per rendere la moto più agile e meno scorbutica nelle fasi di accelerazione e decelerazione.

Completavano il quadro un telaio in fibra di carbonio pesante solamente 5 kg, doppia frizione idro elettrica, cambio posizionato sotto al motore, un ammortizzatore anteriore a sostituzione delle classiche forcelle e doppio ammortizzatore posteriore. Il tutto per un peso complessivo al di sotto dei 158 kg con una potenza di oltre 220 cv a 16’000 giri.
Arriviamo a fine 2006, la moto era pronta a prendere il via al campionato l’anno successivo. Peccato che per il 2007 Dorna optò per una riduzione della cilindrata in MotoGP, il nuovo regolamento prevedeva il nuovo limite di 800cc. Jeremy McWilliams, collaudatore della C1 990 parlava così della moto:
“Mi piace molto guidare la MotoCzysz, in primo luogo sono rimasto sorpreso dall’agilità con cui la moto curva e cambia direzione. Questa moto richiede un minimo sforzo per inserirla a tutta velocità in curva, ti mette a proprio agio e ho sempre trovato modo di andare più forte. E’ la moto più bella che ho avuto modo di testare, ma anche la moto da corsa migliore che abbia mai guidato.”
Nel tentativo di recuperare il progetto si pensò anche a una piccola produzione per poter correre nel mondiale SBK, ma il limite per l’omologazione al campionato venne alzato a 150 esemplari. Nemmeno quella strada era percorribile.
Un vero peccato, perché questo significava ripartire completamente da 0. Serviva una moto totalmente nuova e con caratteristiche totalmente differenti per poter gareggiare. Ma il fato delle volte è strano e se combinato a una mente geniale quando si chiude una porta, si apre immediatamente un portone. Ed è qui che Michael ha pensato: “Posso provare a recuperare il ritardo in un’industria vecchia di 100 anni ed essere l’ultimo ragazzo al ballo, o posso saltare ed essere forse il leader nel nuovo settore dell’elettrico. “

Ed ecco quindi che come per Frankenstein di Mary Shelley, dai resti della C1 990 prende vita la E1pc: il mostro elettrico. Spinta da 10 batterie a ioni di litio da meno di nove chili ciascuna che pompavano oltre 400 volt, e oltre 12,5 kWh per alimentare il motore elettrico a magneti permanenti raffreddato a olio. La coppia era superiore a due volte e mezzo quella di una Ducati 1198. (Nelle ultime versioni si arrivò a superare i 500 volt e i 16,5 kWh con un ulteriore incremento della coppia, grazie all’ausilio di batterie sempre più avanzate e di motori elettrici più performanti).
Mark Miller alla guida
Il pilota designato a portarla in gara fu Mark Miller che dichiarava: “E’ una moto che non ha nulla a che vedere con qualsiasi altra cosa io abbia guidato… niente benzina, niente olio motore, niente frizione e… neanche motore! Bisogna dimenticarsi dei riti classici delle sgasate, di sentire gli scoppi del motore e trovare la concentrazione ascoltando ogni singola esplosione… questa roba è silenziosa è ha un’erogazione della potenza magicamente lineare”.
Alla prima partecipazione al Tourist Trophy nel 2009 nella classe TTXGP, furono costretti al ritiro…
Miller e la E1pc si rifaranno nel 2010 nella neonata classe TT Zero Race andando a centrare la prima storica vittoria per il marchio Made in USA. E nello stesso anno Michael Czysz in sella alla sua creazione vinse la gara FIM e-Power a Laguna Seca.
Gli anni a venire saranno un fiume di successi: nel 2011 Rutter e Miller conquisteranno la prima doppietta per il marchio al TT, nel 2012 e nel 2013 sempre Rutter sarà vincitore contro un agguerritissimo McGuinness alla guida della Mugen fortemente sostenuta e finanziata da un colosso come Honda. Il 2012 nello specifico sarà un anno molto particolare, perché in quella vittoria al TT la E1pc farà registrare per la prima volta nella storia della gara riservata alle elettriche un giro al di sopra della media di 100 miglia orarie: Rutter tagliò il traguardo in 21:45.33 (104.056 mp/h, ossia 167,46 km/h).
Nel 2013 al culmine del successo della MotoCzysz, a Michael Czysz viene diagnosticata una rara forma di tumore. Le moto e l’attività sportiva della factory si fermano insieme a lui nel tentativo di curare il male, ma sfortunatamente Michael morirà 3 anni dopo, il 7 maggio 2016.

Un uomo con una visione sul futuro lungimirante, che ha saputo creare, ricreare e plasmare qualcosa di unico, illuminato dalla creatura di John Britten. E che a prescindere dalla svolta elettrica che il mondo sta prendendo va ricordato. Come pioniere dell’era moderna, ma soprattutto come indiscusso genio.
Agli inizi del 1800 Frankenstein affondava le sue radici nelle paure umane: la “creatura” è l’esempio del sublime, del diverso, ed espressione della paura al tempo diffusa per lo sviluppo tecnologico. Oggi all’alba bel primo quarto di secolo del nuovo millennio le stesse paure si stanno riproponendo nei motociclisti nei confronti delle moto elettriche.
Michael Czysz sull’argomento dichiarava quanto segue: “Le Superbike elettriche, come i vostri computer, hanno un’architettura aperta che può essere aggiornata e riconfigurata. Si tratta di una novità assoluta nel settore e potrebbe rappresentare un importante cambiamento di paradigma nel modo in cui le persone comprano e posseggono moto. Probabilmente il futuro delle moto sportive non sarà poi così male, dopotutto”.