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Lo spinoso caso legato all’atleta transgender Lia Thomas prosegue dopo la vittoria delle 500 yard ai campionati universitari americani
Tempo fa avevamo parlato del delicato caso di Lia Thomas, stella nascente del nuoto che sta dividendo gli Stati Uniti (trovate il link qui). Ebbene la polemica legata alla possibilità, da parte della Thomas, di gareggiare con le donne in quanto atleta trans sta toccando livelli di contestazione preoccupanti, come dimostra il comportamento del pubblico del McAuley Aquatic Center di Atlanta, dove l’atleta si è aggiudicata le 500 yard ai campionati universitari: dagli spalti sono stati gridati insulti ed offese tutte volte ad offendere Lia proprio circa la transizione da lei intrapresa.
Una certa insofferenza verso l’atleta era stata in precedenza manifestata anche da Cynthia Millen, funzionaria della federazione USA di nuoto, che aveva affermato:
“Nello sport i corpi sono in gara contro i corpi, non le identità contro le identità”.

Ancora più duro è stato lo Swimming World Magazine, che ha tuonato:
“Dove sono le pari opportunità per le atlete umiliate? Una barzelletta è stata raccontata nelle gare di Atlanta. E non è stata divertente. Questo sforzo vincente per il titolo nelle 500 yard dovrebbe essere accolto con una scrollata di testa o un’alzata di spalle, perché la vittoria di Lia Thomas è un insulto alle donne biologiche che hanno gareggiato contro di lei”.
Aprire agli atleti trans nel nuoto femminile è qualcosa di pericoloso secondo il giornale sopracitato, che continua:
“Va contro la scienza e le inconfondibili differenze fisiologiche tra il sesso maschile è quello femminile.”
Di contro Lia Thomas mantiene un atteggiamento costruttivo e afferma in modo calmo e pacato:
“Cerco di ignorare il più possibile le polemiche, mi concentro solo sul mio nuoto e su cosa devo fare per gareggiare al meglio”.
Come andrà a finire questa complessa vicenda?
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Tommaso Serena