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Questi europei di Roma verranno consegnati, con estrema probabilità, alla storia del nuoto: il perché è molto semplice, sessantasette medaglie non sono un bilancio che passa in secondo piano.
La nazionale azzurra ha dominato in lungo e in largo, e con i suoi ventiquattro ori, ventiquattro argenti e diciannove bronzi, ha preceduto la prima inseguitrice, la Gran Bretagna, che si è arrestata a dieci ori, otto argenti e nove bronzi.
Insomma un bilancio che ha dell’incredibile e che, se da una parte può parzialmente essere figlio della manifestazione tenutasi in casa, dall’altro raccoglie i frutti di un movimento da anni in esponenziale crescita.

Va inoltre ricordato come all’appello manchino cinque medaglie, due podi pressoché completi, uno maschile e uno femminile, della 25 km di fondo. La gara è stata interrotta quando la distanza percorsa avrebbe permesso l’assegnazione delle medaglie ma il pressappochismo organizzativo ha commesso l’errore di interrompere la gara senza accertarsi di quali fossero le posizioni, avendo fatto così nuotare per ore gli atleti per nulla. Un podio completo al maschile e una secondo e terzo posto femminile che, oltre ad accrescere ulteriormente lo scarto con i rivali, sarebbero stati il giusto coronamento per una nazionale, quella di fondo, che da sempre è garanzia di medaglie.
La stella più brillante è sicuramente quella di Thomas Ceccon, capace di aggiudicarsi ben sei medaglie (quattro ori e due argenti) seguito dalla tuffatrice Chiara Pellacani con cinque (due ori, un argento e due bronzi).
Da menzionare anche la più grande certezza della nostra nazionale, il capitano Gregorio Paltrinieri, che si è aggiudicato ben tre ori e un argento, equamente suddivisi tra piscina e acque libere e Giorgio Minisini, che è salito per ben quattro volte sul gradino più alto del podio nel sincro.
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Tommaso Serena