Pianificare, organizzare e guidare l’escursione in montagna di un gruppo di persone non è facile come può sembrare a prima vista. Specie se si vogliono fare le cose per bene, e in sicurezza.
Stiamo parlando, in buona sostanza, del ruolo dei capogita, ovvero la persona più esperta e capace del gruppo, che ha il compito – e la responsabilità – di decidere dove andare, quale sentiero percorrere, se tornare indietro per il maltempo o la nebbia, se attraversare o meno quel canale nevoso o quel tratto di roccette, se percorrere quella determinata scorciatoia, dove ripararsi in caso di pioggia, dove guadare il torrente, e molto altro ancora.
Questo ruolo di “guida”, se così possiamo definirlo, molte volte non viene “ufficializzato”, ma deriva semplicemente dai fatti, ovvero dall’esperienza maturata da un componente del gruppo rispetto agli altri. A questo riguardo, se il gruppo di amici è sempre lo stesso, il compito della guida è molto facilitato, perché ormai conosce le loro caratteristiche fisiche e psicologiche, i loro punti di forza e le loro debolezze.
I problemi non mancano, invece, quando si deve guidare un gruppo di persone sconosciute, almeno dal punto di vista escursionistico: ad esempio amici, parenti o colleghi con i quali non si è mai, o quasi mai, andati in montagna. Se poi le persone sono del tutto sconosciute, i problemi sono ancora maggiori. Ma vediamo come cercare di risolverli.

Conoscere i propri compagni
Concettualmente, si tratta di conoscere i propri compagni per decidere, di conseguenza, quale escursione compiere. Entrando nel concreto, occorre conoscere le capacità escursionistiche dei vari componenti del gruppo, chiedendo ad esempio quali escursioni hanno già compiuto, il loro grado di allenamento, se sono abituati a portare lo zaino, se hanno esperienza su neve, se soffrono di vertigini o di altri problemi fisici tali da richiedere particolari precauzioni (ad esempio, non superare una determinata quota).
Naturalmente, questa sorta di “inchiesta” potrà essere sommaria nel caso di una facile escursione a bassa o media quota, mentre dovrà essere più approfondita in previsione di un impegnativo percorso di alta montagna, magari con roccette e nevai, per non parlare di una Via ferrata.
Scegliere l’escursione
Una volta conosciuti i componenti del gruppo, è possibile passare alla scelta dell’itinerario, tenendo come base di riferimento la persona più debole e meno esperta. Per compiere questa scelta, occorre ovviamente conoscere bene il territorio e, soprattutto nel caso di un gruppo composto da persone poco esperte o bambini, sarebbe preferibile avere già percorso l’itinerario previsto.
La guida deve poi tenere conto che, molte volte, una persona tende a sovrastimare le proprie capacità, per cui sarebbe bene prevedere un margine di sicurezza, sia come tempo di percorrenza, sia come difficoltà tecniche.
Queste valutazioni diventano ancora più importanti dovendo accompagnare bambini, nel qual caso pensiamo valga la pena adottare un criterio decisamente restrittivo e prudenziale, puntando non tanto sulla lunghezza o sull’impegno dell’escursione, quanto su specifici motivi di interesse, che in montagna non mancano di certo: gli alberi secolari, il laghetto, le baite, la sorgente, il torrente e la cascata, il rifugio, le baite, il nevaio, le rocce lisciate dai ghiacciai, antiche leggende e storie, e molto altro ancora.

Prevedere alternative
Nella pianificazione dell’itinerario, sarebbe utile pensare a un’alternativa più breve e più facile, da seguire nel caso di tempo incerto. Potrebbe altresì risultare conveniente programmare un itinerario turistico automobilistico, nel caso che il maltempo costringa a rinunciare del tutto all’escursione: la visita a un castello, a un borgo storico o medievale, a un santuario, a una nota località turistica…. Queste alternative, tra l’altro, contribuiranno a mitigare l’inevitabile delusione provocata dalla rinuncia all’escursione in programma.
Attrezzatura e abbigliamento
Sulla base delle caratteristiche della programmata escursione, i vari componenti del gruppo devono essere in possesso del necessario equipaggiamento, sia a livello di abbigliamento che di eventuale attrezzatura tecnica. Su questo punto la guida dovrebbe fornire indicazioni e consigli, e, pur con la dovuta elasticità, sulle questioni basilari dovrebbe essere irremovibile: ad esempio, non accettare persone senza scarponi, senza giacca a vento, senza piccozza se è previsto l’attraversamento di un nevaio ripido….

Il coraggio della rinuncia
A volte, lo sappiamo bene, occorre più coraggio a rinunciare che a proseguire, specie se altre persone o altri gruppi ci sorpassano, decidendo di non interrompere l’escursione. Personalmente, decidendo per una rinuncia sui ghiacciai del Monte Rosa, si è rotta un’amicizia.
In questi casi, se il potenziale pericolo non è evidente, o è solo ipotetico, come ad esempio nuvole temporalesche in avvicinamento mentre siamo all’attacco di una Via ferrata, occorre proprio del coraggio per fermarsi e tornare indietro.
In questo esempio il pericolo – cioè il temporale – non c’è ancora, ma potrebbe arrivare, come pure, in effetti, potrebbe non arrivare. L’ideale sarebbe essere indovini, o, più realisticamente, valutare tutti i fattori in gioco – pro e contro la rinuncia – giungendo a una decisione che minimizzi i rischi.

Sicuramente, se gli altri componenti del gruppo sono poco esperti, o non si conoscono le loro reazioni in situazioni difficili, conviene adottare un criterio prudenziale. Se poi ci si trovasse a guidare bambini o ragazzi, il criterio crediamo debba essere di assoluta prudenza, senza concedere nulla al rischio e all’improvvisazione.
Al momento di una rinuncia si può pensare che, tutto sommato, “le montagne non scappano”, e che ci sarà sempre un’altra volta. Inoltre, la preventiva pianificazione di un itinerario di riserva potrà facilitare la decisione di rinunciare all’itinerario prefissato.