Share This Article
Ricordo ancora il giorno in cui incontrai per la prima volta Oscar Rumi, io ero un piccoletto tra i box della SBK a Monza lui il proprietario di uno dei Team che sono rimasti più impressi nella storia del motociclismo.
E in quel dei paddock, il suo box era l’unico in cui si poteva entrare e chiedere senza che lui o nessuno all’interno ne fosse scocciato. Perché Oscar è un appassionato vero.
Mi capitò di rivederlo qualche anno fa, la prima volta dopo tantissimi anni e fuori dal contesto corse, ma con la sensazione di conoscerlo a fondo da una vita. Come fosse un amico che non vedi da tempo, magari cambiato esteriormente con i segni ineluttabili dell’età ma rimasto della stessa sostanza. Lui, per chi non lo conoscesse è un’istituzione del mondiale SBK: i primi 2 mondiali del campionato mondiale delle derivate di serie furono vinti da Fred Merkel su Honda RC30 Team Rumi.

Uno che di moto ne sa, e ne sa tantissimo
Casa di Mister Rumi, è il museo dei suoi cimeli, dove i suoi capolavori sono conservati come in un piccolo museo. E già, perché è di capolavori che bisogna parlare… Quando il mondo della SBK era un mondo a suo tempo perfetto, dove era la passione a farla da protagonista le sue moto grazie all’ingegno dei membri del suo Team, dai meccanici agli ingegneri, primeggiavano in tutto il mondo.
Un mondo principalmente composto da Team privati perfettamente gestiti, che hanno pian piano visto la loro scomparsa con l’avvento dell’elettronica. Con l’avvento di elettronica e Team ufficiali la vita dei Team privati si fece sempre più dura, ma il Team Rumi era sempre lì a dar battaglia. E quando le sue moto erano le più veloci in pista i dirigenti nipponici davano di matto per sapere cosa fosse stato fatto al motore, ma Oscar Rumi non svelò mai i suoi segreti.
I giapponesi gli dissero: “Tu hai le nostre moto, devi dircelo!”, ma la realtà era ben differente e il buon Rumi rispose: “Io ho comprato le vostre moto, se volete sapere cosa è stato fatto dovete pagarmi”. Per i giapponesi questo fu un’offesa incredibile, e cercarono di farla pagare al Team Rumi spendendo ingenti somme di denaro in sviluppo, ma le moto viola di Oscar continuavano ad essere lì e a giocarsela.

Uno tutto d’un pezzo il Rumi
Le sue moto viola, che riprendevano i colori dello sponsor Gipsy destarono scalpore inizialmente, in molti gli chiesero se erano sicuri di quel colore perchè si diceva portasse sfiga. E invece si ritrovarono tutti a inseguirli… sotto ogni punto di vista: anche con le divise furono i pionieri, tutto il Team indossava abiti dedicati.
E lui è uno che ci ha sempre visto lungo…perfino sui piloti. Basti pensare a Fred Merkel, uno che negli USA era dato per spacciato, ma che sotto l’ala di Oscar Rumi è rinato come nessuno mai avrebbe pensato. Portandosi per ben 2 volte sul tetto più alto del mondo e imprimendo il suo nome nelle prime 2 righe dell’Albo d’Oro delle derivate di serie.
Oggi Oscar dispensa le sue perle e i suoi ricordi con tutti via social su Facebook, e ogni qualvolta si pronuncia su di un argomento generalmente ci prende sempre. Specialmente quando si parla di Honda. Lui con la casa dell’ala dorata ha instaurato negli anni un rapporto di amore e odio. Perché se è vero che quelle moto gli hanno portato tanti successi in tutto il mondo e la conquista di tanti titoli italiani, europei e mondiali, è altrettanto vero che il trattamento riservatogli dalla dirigenza è sempre stato pessimo. E lui giustamente non perde mai occasione per ricordarlo.

Una frase detta da lui in particolare mi rimarrà stampata in testa a vita: “Odio l’elettronica, perché ha rovinato quella che era la mia passione.” Quello che Oscar non sa, è che però a tanti, me compreso, ha impresso nel cuore tutta la sua passione per il motociclismo. Spero di poterlo rivedere presto, magari una volta che questa storia della pandemia sarà finita.
Ormai è dall’inverno del 2019 che non ci sediamo a parlare un po di com’era la SBK, e di tutti quegli aneddoti e segreti sui piloti che solo lui conosce. Così finalmente potrò consegnargli quel regalo che gli avevo promesso tempo fa.