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Oggi parliamo di educazione dei giovani atleti attraverso un percorso intrapreso dalla FIT, volto però anche ai genitori
Il continuo sviluppo del padel non può né deve trascurare un aspetto fondamentale ovvero l’educazione degli atleti. Questo particolare aspetto deve essere curato fin dalla giovane età, motivo per cui la FIT (in questo momento si parla di tennis più nello specifico) ha intrapreso un nuovo percorso volto proprio a migliorare in tal senso gli atleti di domani.

Michelangelo Dell’Edera, direttore dell’Istituto Superiore di Formazione Roberto Lombardi, ha parlato a lungo di questo progetto e di come si sia reso necessario partendo dagli anni Settanta:
“Un grande della storia del nostro movimento, Mario Belardinelli, all’inizio degli anni Settanta diceva che per diventare tennisti di alto livello era meglio nascere orfani. Oggi, invece, ci rendiamo conto che persino i ragazzini più talentuosi, senza essere supportati dal lavoro dei genitori, non potranno mai diventare dei giocatori. Oggi il ruolo del genitore di un atleta è cambiato rispetto al passato. È sempre stato un ruolo importante per i sacrifici che imponeva, ma di fatto adesso papà e mamma sono dei veri e propri collaboratori degli insegnanti, poiché nella maggior parte dei tornei regionali e provinciali sono loro a dare un supporto ai tecnici. Escludiamo da questo discorso, invece, gli eventi nazionali e internazionli, dove è sempre necessaria la presenza degli insegnanti”.
Ma cos’è e come funziona concretamente il progetto? Dell’Edera continua parlando dei centri di aggregazione e formazione provinciale riservati agli Under 10:
“L’idea è quella di cercare di costruire un ambiente quotidiano virtuoso, che possa enfatizzare il concetto principale nella nostra visione: l’autonomia dei ragazzi, la capacità di fare delle scelte e di organizzarsi. Un’autonomia che parte dalle cose semplici come la preparazione dello zainetto, che non devono fare i genitori. O ancora dall’organizzazione della giornata, che deve essere vincolata ai genitori solo per quanto riguarda la fase del trasporto verso i campi. Dopodiché i bambini devono diventare autonomi. E proprio per questo abbiamo organizzato i nostri webinar, dove il focus principale è sull’area mentale. Il punto è incoraggiare papà e mamma a spingere i loro figli a fare delle scelte, ad avere coraggio. Che tradotto sul campo significa provare a fare un ace senza preoccuparsi del doppio fallo, oppure spingersi a rete a eseguire una volèe in più per diventare dei giocatori davvero universali. In tre parole, responsabilizzare i figli”.

Infine Dell’Edera conclude mettendosi nei panni dei genitori e spiegando cosa si farà proprio per questi ultimi:
“Fare il genitore è un mestiere difficile che si impara con il tempo e con l’esperienza. L’obiettivo deve essere quello di fare meno errori possibile. Noi dal nostro canto dobbiamo essere pronti a informare. Dare alle famiglie tutte le indicazioni per sbagliare meno o per correggersi quando ci si rende conto dell’errore. Dunque andremo a consigliare i genitori in merito a cosa dare da mangiare ai ragazzi, come farli bere e come integrare le necessità del loro fisico prima, durante e dopo lo sport. Inoltre, andremo a sviluppare gli argomenti relativi all’area motoria, poiché la società odierna regala ai nostri figli, in media, non più di 500 passi al giorno. Che significa avere dei bimbi svegli da un punto di vista cognitivo, ma poveri di esperienze da un punto di vista motorio”.
Come detto il progetto parte dal tennis ma, a breve, potrebbe racchiudere anche il padel, proprio perché partito dalla Federazione Italiana Tennis, che comprende il padel stesso.
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Tommaso Serena