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Mirella De Donato è una cinquantunenne in splendida forma di Riccione che compete nelle categorie over 50 della pole dance, soprattutto nelle gare di pole art. Per darvi un’idea di quanto sia “tosta”, il suo palmares 2019 recita: oro ai Campionati italiani di Roma, all’Inter School Art Contest di Torino, ai World Sport Games di Tortosa in Spagna e al Miss & Mister Pole Dance Italy di Modena. Nel 2020, stagione praticamente saltata per via del covid, è comunque arrivato un argento agli Italiani di Cervia che le ha garantito la convocazione in nazionale per l’edizione 2021 dei Csit World Sport Games che si terrà dall’1 al 6 giugno a Cervia. Si tratta di una manifestazione internazionale che raccoglie ventiquattro sport di squadra, o singoli, praticati da atleti amatoriali. “E’ il primo importante appuntamento internazionale della stagione agonistica – sospira Mirella. – Speriamo si possa disputare e che il covid ci dia tregua”.

Nella Pole Dance la De Donato è una una self made woman, cosa piuttosto inusuale ad alti livelli. Lo è nel senso che crea da se stessa sia i costumi, sia le coreografie (in questo il suo passato nella danza forse l’aiuta un po’). Anche le scelte musicali sono frutto del suo gusto personale. Per cui le sue performance sono sempre e completamente “autoprodotte”. Dulcis in fundo, è anche giudice di gara Csen. “Ma non giudicherò mai nessuno perché mi mette ansia. – afferma. – In realtà, ho frequentato quello specifico corso perché molto interessante e formativo”.
Dall’hip-hop alla pole dance
Mirella, come è entrata la pole dance nella tua vita? Non eri giovanissima… “Ho iniziato nel 2015 a 46 anni. Ci sono arrivata dalla danza, una disciplina che ho sempre praticato. Seguivo dei corsi di hip-hop e, col passare degli anni, avevo attorno ragazze sempre più giovani che poi smettevano per impegni familiari o universitari. Così, ogni due/tre anni, dovevo ricominciare da capo con un nuovo gruppo. Nel 2015 ho scoperto che a Rimini c’era un corso di pole dance. Mi sono iscritta e dopo due mesi avevo già comprato il palo da tenere a casa per esercitarmi. E’ stato un colpo di fulmine tant’è che ho subito pensato di impegnarmi perché si fondasse una scuola anche a Riccione, la mia città. E quando è nato l’Acropole Gym Studio, nell’estate 2016, mi sono iscritta a dei corsi per diventare insegnante. Oggi insegno ancora lì, covid permettendo. Nel 2018 sono arrivate le prime gare da agonista. Avevo 49 anni”.
Cosa dicono le persone quando vengono a sapere che sei un’agonista e un’insegnante di pole dance? “Premesso che io non mi pubblicizzo più di tanto, devo dire che quando sanno che sono un’atleta e una istruttrice di pole dance mi fanno i complimenti”.
Pole dance: vittorie e delusioni

Qual è stata la soddisfazione più bella che hai avuto in gara? “Non una, ma tutte le competizioni vinte nel 2019 mi hanno dato grande gioia. Partecipavo con una mia coreografia sulla musica di Shout, un brano anni ’80 dei Tears for Fears. Nelle gare di pole art mi trovo più a mio agio rispetto a quelle di pole sport nelle quali sono contemplati elementi obbligatori più legati al lavoro sul palo. L’aver praticato danza mi aiuta a rendere la coreografia più fluida ed elegante”.
La delusione più cocente? “Al Pole Art Italy del febbraio 2020 dove mi sono presentata con una coreografia ispirata al fim King Kong che non è stata apprezzata dalla giuria. Feci una fatica enorme preparare quella performance ma il risultato non fu equivalente all’impegno che ci avevo messo. Mi sono piazzata ai piedi del podio e ci sono rimasta malissimo”.
Quali sono gli obiettivi futuri per una agonista over 50? “Sarebbe già bello poter continuare a gareggiare con questa vitalità. Certo, mi accorgo di faticare e di non essere sempre al top; riscontro problematiche nell’allenamento e ho bisogno di tempi di recupero lunghi ma… la voglia di andare sul palo è ancora intatta e ne voglio approfittare fino in fondo”.