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In primavera, e spesso anche a inizio estate, lo scialpinista può scegliere tra “infinite” possibilità escursionistiche. Non stiamo esagerando: la neve trasformata tipica di questa stagione cancella pressoché ogni asperità del terreno naturale, uniformando e “lisciando” i pendii delle montagne, che si trasformano in perfette piste da discesa senza limiti, per tutti i gusti e tutte le capacità.
La differenza con l’inverno
In relazione al periodo stagionale, la pratica dello scialpinismo può dividersi in “invernale” e “primaverile”, con caratteristiche molto diverse tra loro. Semplificando un po’, nel primo caso ci troveremo di fronte, tipicamente, a neve fresca, basse temperature, pericolo di valanghe potenzialmente alto. Nel secondo caso, l’ambiente sarà caratterizzato da neve trasformata e compatta, temperature gradevoli e un basso o nullo pericolo di valanghe (salvo casi particolari).
Piste sconfinate…
La neve trasformata primaverile, con la sua uniformità del terreno, facilita dapprima la salita, senza i vincoli dei sentieri estivi, e rende poi la discesa entusiasmante, molto migliore di qualsiasi pista battuta si possa immaginare. Non di rado, con un po’ di allenamento e sfruttando vallate esposte a nord, sono possibili discese lunghissime, sia in dislivello sia in sviluppo.
In tarda primavera o inizio estate, si potranno invece percorrere, sci ai piedi, ripidissimi canaloni innevati, che in inverno sono da evitarsi come la peste per i gravissimi pericoli di valanghe, avvicinandosi di fatto al limite dello “sci estremo”. E, ovviamente, la parte finale dell’escursione potrebbe essere costituita da un’eccitante “appendice” alpinistica: un’area cresta rocciosa o innevata, magari con spettacolari (e insidiose) cornici, uno scivolo ghiacciato da superare ramponi ai piedi, e altro ancora. In una battuta, presa in prestito da una famosa guida alpinistica, quello che potremmo definire “il sottile piacere del rischio”. Ma entriamo un po’ in alcuni dettagli.

Il mattino ha l’oro in bocca
Un’escursione scialpinistica primaverile deve prevedere, necessariamente, una partenza quanto mai mattutina, per varie ragioni, ma soprattutto per poter affrontare la discesa non troppo avanti nella giornata, su neve di buona qualità. Nel pomeriggio, infatti, le alte temperature tipiche della stagione avanzata potrebbero trasformare la neve in una fastidiosa poltiglia, rendendo la sciata faticosa, specie dopo molte ore di salita.
Traversate e percorsi “ad anello”
Le lunghe giornate primaverili, e la sostanziale stabilità del manto nevoso, consentono di compiere escursioni di ampio respiro, impossibili nelle corte giornate invernali. Con un po’ di fantasia e di conoscenza del territorio, si potranno programmare vere e proprie traversate e “cavalcate” in alta quota, salendo una o più vette, con rientro al medesimo punto di partenza, o in un punto differente, potendo contare su un minimo di organizzazione logistica (ad esempio, lasciando un’auto nel previsto punto di arrivo).
Sfruttando la rete dei nostri rifugi e bivacchi, i più allenati ed esperti potranno affrontare delle vere e proprie “alte vie” di più giorni, che rappresentano un ideale traguardo per ogni scialpinista. Ma anche restando sulle montagne di casa, percorse decine di volte, ricordiamo che lo scialpinismo è anche “esplorazione”, alla scoperta di quel canale, di quel vallone, di quella vetta poco o nulla frequentata, che non troveremo mai su nessuna guida, ma che potrà riservarci emozioni uniche e irripetibili.

Sci e alpinismo a braccetto, ma sempre con prudenza
Come appare evidente dal nome della disciplina sportiva di cui stiamo parlando, essa è l’unione dello sci e dell’alpinismo: a volte molto sci e poco alpinismo, altre volte esattamente l’opposto. Ognuno di noi dovrà quindi programmare la propria escursione sulla base delle personali esperienze, capacità, attitudini, equipaggiamento, stato d’animo, rispettando sempre i propri limiti, e avendo anche il coraggio di rinunciare, o di accorciare l’itinerario. Ricordiamo che le montagne non scappano: potremo sempre ritornarci.