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Ultimo giorno di gare per le ginnaste all’Ariake Gymnastic Center e tante emozioni: Biles sconfigge i suoi demoni, Guan, Zou e Hashimoto sono le ultime divinità dell’Olimpo.
Dopo giornate di rinunce finalmente Simone Biles ritorna in pista con al collo uno strepitoso bronzo alla trave. La settima medaglia olimpica della sua carriera, la seconda di questa edizione dopo l’argento a squadre. Per l’atleta statunitense sono stati giorni difficili, ma finalmente ha ritrovato il sorriso e gli applausi non sono ovviamente mancati. Dopotutto è sempre un piacere vederla in azione.
Con un 14 tondo e la nota di partenza da 6.10 la stella di Columbus si è piazzata alle spalle del duo cinese composto da Guan Chenchen, medaglia d’oro con il suo 14.633, e Tang Xijing, seconda con 14.233. Con questo risultato la sedicenne di Jingzhou succede all’olandese Sanne Wevers, mentre nel 1964 vinceva la cecoslovacca Vera Caslavska, un vero e proprio mito della disciplina.

Le parallele pari di Zou Jingyuan
Altro trionfo cinese anche sul fronte maschile dove Zou Jingyuan, con il personale di 16.233 trionfa sugli staggi pari, facendo il vuoto alle sue spalle. Il primo degli umani è il tedesco Lukas Dauser, che con 15.700 si gode la premiazione dalla piazza d’onore. Terzo, sul gradino che nel 1964 fu di Franco Menichelli, proprio oggi ottuagenario, il turco Ferhat Arican con 15.633. Ai piedi del podio ci finisce l’altro rappresentante della Repubblica Popolare, You hao, che a Rio de Janeiro fu il fanalino di coda. Il bronzo 2016 David Belyavskiy non riesce ad approfittare dell’assenza dei primi due classificati del 2016, l’olimpionico Oleg Verniaiev e l’americano Danell Leyva, chiudendo in quinta posizione.

La sbarra parla solo giapponese
Alla sbarra, nell’ultimo attrezzo del programma, forse il più spettacolare di tutti, si realizza la definitiva consacrazione di Daiki Hashimoto, il nuovo fenomeno del Sol Levante, il diciannovenne campione olimpico all around che ha fatto ciò che sognava di fare Uchimura. Il nuovo imperatore è l’unico a sfondare di 66 millesimi il muro del 15. Nulla può il croato Tin Srbic che con il suo 14.900 riesce a vedere solo da lontano il talento di Chiba, senza nemmeno impensierirlo. Intanto lo zar Nikita Nagornyy si prende il bronzo con il suo 14.533, precedendo gli altri acrobati della specialità, soprattutto l’americano Brody Malone (14.200).

Sbagliano invece l’australiano Tyson Bull (12.466), il secondo giapponese Takeru Kitazono (12.333), l’olandese Bart Deurloo (12.266), chiamato al difficilissimo compito di non far sentire l’assenza di Epke Zonderland, e il kazako Milad Karimi (11.266). Hashimoto, quindi, si prende lo scettro olimpico del tedesco Fabian Hambuechen, nell’attrezzo che 57 anni fa premiò un altro mito della ginnastica artistica maschile, il sovietico Boris Sachlin.