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Tutto quello che scrivo di seguito è ciò che qualunque donna potrebbe raccontare: giovane o più matura, al primo parto oppure pluripara, in piena salute oppure acciaccata. Nulla di quello che ho descritto può essere deciso a tavolino: quando una cosa inizia a non girare è già miracoloso riuscire ad arrivare alla fine, ma del resto la nostra forza sta proprio nel riuscire a superare tutte quelle prove che inevitabilmente la vita ci fa affrontare.
Ed ecco la mia storia
Spinta dal desiderio di avere una figlia, rimanere incinta è stato un percorso difficile e stancante. Dopo un anno di tentativi, ci siamo fatti aiutare e questa scelta mi ha portato per sei mesi a fare quattro iniezioni al giorno di ormoni vari, più progesterone, cortisone e non so più neanche cosa.
Sono stata fortunata e le cure hanno avuto l’effetto desiderato. Non appena rimasta incinta ero spaventata, ma al settimo cielo: la mia gravidanza inizialmente era gemellare (ovvio, con tutto quello che avevo fatto), purtroppo alla sedicesima settimana abbiamo perso una delle due bimbe.
A Marzo del 2020, a causa dello scoppio della pandemia di Covid19, il parto è stato anticipato di circa venti giorni ed io non ero per nulla pronta fisicamente – con la mia bella pancia alta – e questo mi ha portata dopo quattordici ore di travaglio indotto da vari gel, da ossitocina, da stimolazioni di tutti i tipi, a dover affrontare un cesareo d’urgenza perché Alice rischiava di non nascere.
Anche il post partum è stato lungo e difficile: a livello fisico in primis con il mio taglio a T, ma soprattutto a livello mentale perché prima del parto pensavo che sarei tornata presto a “me stessa”, sotto tutti i punti di vista e invece, a dieci mesi di distanza ci sto ancora lavorando.
In questa occasione mi sono ricordata ancora una volta che cosa significa essere donna e come siamo predisposte ad affrontare questo e anche di più: la forza nel lottare e la capacità di rialzarci sono tra le qualità innate che abbiamo e che ci contraddistinguono.
Ok, ok, sono parita senza riscaldamento, non vi ho ancora detto che mi chiamo Sara, ho 44 anni e la storia appena raccontata è quella della nascita della mia terza figlia, quindi per me non é stata la “prima volta”. Di età diversissime, le mie tre ragazze mi impegnano in modo differente, oltre al lavoro ovviamente.
È un gioco ad incastro che noi donne abbiamo la predisposizione a fare funzionare perfettamente: ma noi? Che fine facciamo?
So perfettamente che cosa significa non avere voglia, non avere la forza, preferire lasciarsi andare, dirsi “dai, solo per questa volta”, non volere punto e basta. Ma questo non siamo noi: più o meno lungo che sia, questo momento è di transizione. Una volta che il “puzzle” viene messo a posto, che tutti i pezzi o quasi vengono messi al loro posto, torna la voglia di essere.
Ed io sono una sportiva. Pura. Al 100%.
Ed ecco che mi ritrovo al mattino presto o la sera tardissimo o durante il pisolino di Alice, ad organizzarmi per andare a correre o per fare dei workout. Nessuno mi obbliga, ma é un mio desiderio, una mia esigenza, un mio modo di sentirmi bene con me stessa. Mentre la fatica di un allenamento si impadronisce del mio corpo, la mente si libera, si svuota ed io torno ad essere libera. Libera di essere selvaggia, di essere forte, di essere pazza, di essere irragionevole e senza pensieri. Libera di esagerare, di mettermi in gioco, di sentirmi bella, infinitamente bella. Libera di stancarmi, di quella stanchezza che non riesci più a muovere le gambe, ma che ti riempie di endorfine e tu ti senti carica come se avessi bevuto due thermos di caffè.
44 anni ma quando faccio sport mi sento una ragazzina.
Certo, le prestazioni sono diverse da venti anni fa, ma le sensazioni sono le stesse: quelle di mettermi degli obiettivi, che alle volte che sembrano irraggiungibili, e poi crederci fino in fondo.
Chiudo gli occhi mentre corro: sento il mio respiro, immagino il nulla e assaporo le sensazioni che il vento mi lascia sul viso. Riapro gli occhi e vedo Alice con le sorelle che ridono e giocano. Richiudo gli occhi e sento le gambe che girano, il cuore che batte più forte, il terreno sotto la suola delle scarpe. Li riapro.
Sono a casa. Ora entro e torno a essere mamma, moglie, Sara, ma oramai non vedo più differenza tra quello che sono sempre e quello che sono quando corro. La fatica, le rinunce, le scelte, il percorso, gli obiettivi , le emozioni sono gli stessi, fanno parte di quello che sono.
Ciò che una donna può fare a 44 anni o a 20 anni è sempre la stessa cosa: la potenzialità di essere il “tutto” per qualcuno, la tenacia, la dolcezza, l’amore infinito, la costanza, la forza incredibile che tutte noi abbiamo ci rende semplicemente uniche.
E lo sport o meglio per me la corsa, me lo ricorda ogni volta che esco di casa.
Ecco perché scelgo di farlo: per ricordare a me stessa di come sia capace di superare gli ostacoli, di come sia bello avercela fatta e di come non ci sia un traguardo definito, ma ogni volta è una sfida sempre nuova.
Sara Testa