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Da molti anni fortunatamente si parla di sport come mezzo di inclusione verso persone con disabilità motoria ed anche psichica. Una giusta opportunità sociale ed una responsabilità che tutto lo sport prende con piacere.
Molte discipline prevedono spazi e regole specifiche per permettere la partecipazione ad atleti con diverse caratteristiche. Nel tiro con l’arco abbiamo la possibilità di allenarci e gareggiare tutti insieme, in quanto sia le distanze che i tipi di bersaglio sono gli stessi. E non è inusuale che atleti diversamente abili vengano chiamati nelle squadre nazionali maggiori. Per questo ho fatto due chiacchere informali con un amico medaglia di Bronzo a squadre ed Argento individuale ai Giochi Olimpici di Pechino, Marco Vitale, per testimoniare questa realtà con una testimonianza diretta.

Marco inizia a 11 anni per gioco. Si trova bene con un gruppo di ragazzi che diventano anche uno dei motivi per continuare. In compagnia ci si diverte di più. Da quel momento non ha più smesso, anche se oggi per accettare nuove sfide ha cambiato tipo di arco.
Prima di Pechino Marco aveva anche partecipato alle Olimpiadi di Atene. E’ però grazie a dei cambiamenti nell’approccio dell’allenamento che dopo Atene cambia il suo rendimento tecnico ed agonistico. Si tende, anche nel mondo della disabilità, finalmente a pensare di essere atleti a tutti gli effetti. Per continuare a studiare a seguire la sua grande passione sportiva Marco, si sposta da Gaeta a Milano e poi a Pavia, di nuovo a Latina e dopo due anni a Modena, sede attuale della sua residenza.
La Nazionale lo accoglie nel 2002 finalmente maggiorenne, condizione senza la quale in quel periodo non potevi entrare in nazionale. Primo mondiale nel 2003 a Madrid e poi molte altre tappe internazionali: Spagna, Francia, Korea del sud, Cina, Thailandia, Germania, Repubblica Ceca, Grecia, 10 anni di viaggi .

Para Olimpiadi di Atene 2004, Pechino 2008 , Londra 2012 riserva.
“Essere alle Olimpiadi come atleta è una cosa bellissima. Non solo per portare i colori della nazione in una competizione sportiva di altissimo livello, ma soprattutto per gli incontri che puoi avere con altri atleti di altre discipline, di altri paesi, di altre culture.
Atene, la sensazione di esser in un luogo ricco di storia e a Pechino tirare davanti a 5000 spettatori, sensazioni fortissime che nel tiro con l’arco in Italia è praticamente impossibile provare”
Poi però sei li per gareggiare e quindi il tempo è scandito ed organizzato dagli impegni sportivi.
Oggi Marco continua la sua passione dividendola anche con il lavoro. Lavoro che senza il quale nessuno sportivo, in modo autonomo potrebbe arrivare a risultati internazionali. Per Marco le medaglie di Pechino hanno significato anche grandi sacrifici economici. Solo dopo restando in nazionale si aprirono le porte delle Fiamme Azzurre, che gli permisero di avere una certa tranquillità economica per potersi dedicare totalmente allo sport. Oggi il lavoro è diverso ma la passione che lo porta sui campi di tiro è sempre la stessa. Quella passione che lo motiva quotidianamente a lavorare per migliorarsi, per confrontarsi con altri arcieri: seduti o in piedi non fa differenza.
