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A passeggio nel folto del Bosco di Alcamo, una delle più interessanti riserve boschive della Sicilia, tra reperti archeologici e un ambiente naturale custodito dagli uomini.
Istintivamente, associamo al pensiero della magnifica Sicilia il suo mare, le località costiere da tutti decantate, al sole caldo da godere sulle spiagge più belle. In realtà, il territorio di questa nostra perla offre anche un entroterra ricco di bellezze naturali, artistiche, archeologiche che vale davvero la pena di visitare. Se ci troviamo in vacanza ad Alcamo Marina, in provincia di Trapani, oltre alla doverosa visita alla pregevole città di Alcamo, che sorge alle pendici del Monte Bonifato, tuffiamoci per un giorno nel verde e nella natura.
Tutto il materiale informativo, le cartine ed i percorsi si trovano agevolmente negli uffici turistici della zona.
Il Bosco di Alcamo
Adagiato sulla cima del Monte Bonifato, il Bosco di Alcamo costituisce una delle quattro riserve naturali orientate del Trapanese. Un tempo, vi si trovava un vasto polmone verde, danneggiato negli anni dall’incuria dell’uomo. Tuttavia, una rinnovata coscienza dell’importanza della tutela del territorio ha fatto sì che nel secolo scorso si mettesse mano ad una importante opera di rimboschimento, che si è protratta fino agli anni ’70 e ’80, creando una interessante convivenza tra gli esemplari innestati con quelli di latifoglie, retaggio della natura che in origine ricopriva il monte. Il risultato è un affascinante ecosistema ricreato dall’uomo e, in un felice equilibrio, scopriamo scenari incantevoli e rigogliosi tutti da ammirare e da esplorare.
Un po’ di storia
Custoditi dagli alberi, i ruderi del piccolo borgo medievale Bunifat formano un’immagine piuttosto suggestiva. La cima del monte, per l’abbondante presenza d’acqua e per l’ottima posizione geografica che permetteva di controllare il sottostante golfo di Castellammare, era un luogo perfetto per la presenza di una comunità. E’per questo che gli Elimi vi si insediarono, dopo aver conquistato Segesta. Il verde intenso ben si sposa ora con le antiche pietre della spessa cinta muraria, con i resti delle abitazioni, le cisterne per l’acqua e il castello di Ventimiglia di costruzione sveva che Enrico di Ventimiglia riportò al suo splendore nel 1397.
Il modo migliore per scoprire questa magnifica area protetta è quello di percorrere i sentieri che la attraversano e che propongono suggestivi itinerari che coinvolgono i siti di maggiore rilevanza storica, naturalistica e paesaggistica: il Sentiero delle Orchidee, che in una cornice lussureggiante, sfoggia splendidi esemplari di questo fiore straordinario; il Sentiero Archeologico che attraversa tutte le più affascinanti vestigia delle antiche architetture che punteggiano il territorio; infine, il Sentiero di San Nicola, un autentico bagno di sole e di profumi tra piante aromatiche e alberi verdeggianti.

Sentiero archeologico
Il sentiero archeologico si snoda tra i ruderi del piccolo borgo medievale Bunifat posto sulla cima del Monte Bonifato, alla scoperta dei resti dell’antica comunità.
I dati archeologici riguardanti tale periodo sono arricchiti dai resti monumentali che si scorgono lungo il percorso: la Funtanazza, serbatoio pubblico medievale; la Porta della Regina, il più importante degli accessi all’abitato; i resti delle abitazioni, le cisterne, con le volte a sesto acuto o a botte, realizzate per sopperire alla carenza d’acqua nel centro abitato, che si possono far risalire al periodo tra il 1100 e il 1200; le due torri che chiudono le fortificazioni sui versanti Est e Sud-Ovest; il possente muro di cinta, di larghezza pressoché uniforme di due metri, che si sviluppava in almeno quattro lunghi tronconi e cingeva l’abitato di Monte Bonifato; le neviere, il cui uso assai antico per produrre neve ghiacciata da utilizzare in paese nei mesi estivi è documentato in Sicilia fin dall’XI secolo;
il Castello di Ventimiglia, di architettura sveva, che si avvaleva della posizione naturalmente forte ed era rafforzato da quattro torri impostate a cavaliere sulla cortina muraria. Attualmente si conserva la torre principale, un robusto torrione dotato di piccole feritoie a toppa.
Sentiero delle Orchidee
Tempo di percorrenza: 1 ora | Difficoltà: bassa | Lunghezza: 850 metri
Il sentiero, tracciato sul versante Ovest, si insinua attraverso pini domestici e pini d’Aleppo di recente impianto, nonché cipressi e frassini dai quali un tempo si estraeva la manna. La minore densità degli alberi con conseguente migliore insolazione del suolo è la causa della presenza di un sottobosco con un maggiore sviluppo e varietà di specie. Tra queste, quelle arbustive che lo compongono: l’ogliastro i cui teneri rami vengono utilizzati per l’intreccio di ceste, il prugnolo dalle molteplici proprietà medicinali. Tra le specie erbacee troviamo qui come in tutta la riserva il pungitopo, il cui rizoma insieme alle radici di asparago è impiegato nella preparazione di infusi e distillati. Ma la vera e spettacolare caratteristica del percorso è la presenza di 28 specie di orchidee che all’ombra del sentiero trovano il loro habitat naturale. Da agosto ad ottobre, insieme alla fioritura delle orchidee si possono osservare le lunghe infiorescenze della scilla marittima il cui bulbo ha proprietà cardiotoniche.

Sentiero San Nicola
Tempo di percorrenza: 2 ore e mezza | Difficoltà: media | Lunghezza: 1800 metri
Percorrere questo sentiero per il visitatore è fare, nella buona stagione, un bagno di sole e di profumi. Il paesaggio qui cambia radicalmente, lo sguardo spazia verso sud e l’interno della Sicilia. Ai lati del sentiero alberi di giuda, terebinto e cespugli di lentisco dalla cui corteccia si estrae la resina nota come mastice di chio. I declivi rocciosi sono occupati da piante che hanno rivestito un ruolo importante nell’economia contadina di un tempo. Il giallo delle ginestre e l’odore pungente della ruta, dell’assenzio, dell’origano e della menta selvatica riempiono il visitatore di sensazioni olfattive inebrianti. Lungo il sentiero la vegetazione cambia a causa dell’altitudine: l’euforbia cespugliosa lascia il posto all’euforbia arborescente e all’acanto che si trovano solo ad una altezza di 500 metri. Si prova l’incanto di una vera full immersion in diverse varietà di piante officinali, che spuntano dalle formazioni rupestri.

Al ripopolamento della flora boschiva, che insieme a quella selvatica ha riportato all’antico splendore il Bosco di Alcamo, è corrisposta un’altrettanto copiosa presenza della fauna locale, per cui al trekking si può unire il birdwatching, che si pratica durante tutto l’anno e che necessita di un binocolo e di una guida per riconoscere le varie specie. Si tratta di un’attività che consente di stare a stretto contatto con la natura e di osservare animali che con le loro uniche forze sono in grado di volare, creando un legame emotivo tra l’uomo e gli animali. Il birdwatching racchiude in sé molte conoscenze: distinguere il canto, il verso, riconoscere la sagoma dell’uccello in volo o da posato, avere nozioni sul suo comportamento e sulla sua biologia. Con una flora così ricca non stupisce che anche la fauna si presenti particolarmente interessante e variegata. All’interno del bosco trovano dimora numerose specie di rapaci come la poiana, il gheppio, il barbagianni e l’allocco, oltre a svariate specie ornitologiche nidificanti tra cui la ghiandaia, la taccola, il merlo, il rampichino, il verdone, il pettirosso, la cinciallegra e la cinciarella. L’area protetta è, inoltre, una zona di passaggio per specie di uccelli migratori come la tortora, la quaglia, il cuculo e l’upupa. Motivo in più per addentrarsi nella magìa del Bosco di Alcamo e fare mille, coinvolgenti scoperte.