Da Campigna a Badia Prataglia, passando per Camaldoli, nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, un trekking immerso nel silenzio, alla scoperta di una natura incantevole, di borghi antichi ed eremi in cui riposare lo spirito.
Incastonate nella parte orientale della Toscana si trovano le terre appenniniche del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, storica area protetta dell’Appennino Tosco-Romagnolo che custodisce un tesoro di foreste secolari in una delle aree boschive più estese d’Italia. L’uomo da secoli segue i dettami della natura, inserendosi nel paesaggio con piccoli raggruppamenti di edifici, mulattiere e antichi luoghi di culto. Queste terre remote furono territorio prediletto da uomini di fede che qui si rifugiarono, per dedicare la loro vita alla preghiera e alla contemplazione.
Le terre del parco vanno scoperte con la pazienza del viandante, che segue i ritmi ondulati dell’Appennino all’ombra di faggete e castagneti. Il sentiero delle Foreste Sacre si snoda a tappe, dal Lago di Ponte di Tredozio a La Verna. E’ veramente un’esperienza totalizzante, a stretto contatto con la terra, attraversare i luoghi simbolo del parco come il Monte Falterona, la Foresta di Campigna, la valle dell’Acquacheta e gli eremi di Camaldoli e La Verna.

Il sentiero delle Foreste Sacre traccia le ultime tappe di un lungo cammino sulle terre alte che segnano il confine tra Toscana, Emilia Romagna e Marche, con partenza da Berceto sul Passo della Cisa ed arrivo a Carpegna, nel parco del Sasso Simone e Simoncello. Fare trekking sulle orme dei viandanti e dei frati, all’ombra rigogliosa dei faggi e dei castagni può far rivivere lo spirito delle antiche tradizioni dei pellegrini. Quello che proponiamo è una parte, da compiere in un paio di giorni, dell’intero itinerario, fattibile in circa sette giorni. Un’ottima idea per una mini vacanza rigenerante.
Da Campigna a Camaldoli
Uno dei tratti più suggestivi parte da Campigna, sul versante meridionale del Monte Falterona, risale al Passo della Calla fino a toccare la splendida area di Sasso Fratino, prima riserva naturale integrale d’Italia, istituita nel 1959. Le sue aspre pendenze e la sua remota posizione ne fanno uno dei pochi lembi di foresta giunti quasi intatti ai giorni nostri e per questo motivo è stata inserita nell’elenco UNESCO delle faggete vetuste d’Europa. Non è possibile inoltrarsi fino all’interno di questo paradiso, poiché l’accesso nella riserva integrale è vietato, ma sarà sufficiente una vista panoramica su questo splendido panorama per ripagarci delle fatiche.

Tra le fronde che ombreggiano il sentiero, proseguiamo fino alla cima di Poggio Scali, uno splendido punto panoramico sulle foreste. Le faggete diventano imponenti abetaie fino all’Eremo di Camaldoli, una perla di architettura medievale immersa nel bosco. Il silenzio e la pace che si possono respirare spiegano perché San Romualdo scelse questo luogo per fondare l’edificio sacro. Ancora abitato da una comunità monastica benedettina – i Camaldolesi – è affiancato da un monastero, dalla chiesa, dalla foresteria e dall’antica cella eremitica in cui San Romualdo si raccoglieva in preghiera. Le sue due case, il Sacro Eremo e il Monastero, immerse nella pace della foresta, rappresentano due dimensioni fondamentali dell’esperienza monastica, la solitudine e la comunione.
La Comunità vive nella ricerca di Dio, nella preghiera e nel lavoro, e si apre alla condivisione con gli uomini e le donne del nostro tempo soprattutto attraverso l’ospitalità. Infatti, presso il Monastero di Camaldoli è possibile fare tappa per la notte e, nei dintorni, si trovano anche un paio di accoglienti locande ricavate da antiche dimore.
Da Camaldoli a Badia Prataglia
Il risveglio a Camaldoli sarà vivificante, rinfrescato dall’aria sempre frizzante e il sole che occhieggia tra le fronde. Il cammino riprende nel bosco salendo verso il rifugio Cotozzo. Continua poi in direzione della Radura di Prato alla Penna e il Passo dei Fangacci, di nuovo immersi nelle faggete. Dal Passo si raggiunge con una camminata molto agevole (30 minuti circa) il Monte Penna, uno dei punti panoramici più suggestivi del Parco: da qui si può apprezzare il panorama sulle le foreste della Lama e le valli del versante romagnolo, un vero spettacolo di vegetazione fittissima, abbarbicata sui crinali. Camminando in direzione di Badia Prataglia, risaliamo Poggio allo Spillo, lasciamo il crinale di Passo della Crocina e ci dirigiamo verso Campo all’Agio.
A pochi chilometri troviamo la Buca delle Fate, una cavità naturale che si inoltra per circa 70 metri nel cuore della montagna. È un’area ricca di acque, caratterizzata da depressioni allungate che attirarono la curiosità umana grazie alle forme bizzarre. Si transita per il Rifugio Carbonile e infine si giunge al centro di Badia Prataglia. In questo borgo, si può visitare la Chiesa Parrocchiale, unica parte rimasta dell’antica Abbazia, anch’essa fondata dai Monaci Benedettini, intorno all’anno Mille.
Maria Rosa Marta