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Il mondo dello sport racchiude al suo interno grandi risorse, molte volte però non vengono utilizzate. Parlando del tiro con l’arco le nostre risiedono nel potenziale dei nostri giovani, quindi come valorizzarlo? Come aprire il mondo dell’insegnamento ai giovani?
Dal mio punto di vista al primo posto nella formulazione di un nuovo progetto per tecnici di fascia di età definita, per esempio 25/35 anni, c’è la rimodulazione del concetto di volontario e di volontariato. Fare il volontario oggi è certamente più difficile di 20 anni fa. Un volontario in genere è una persona che svolge la sua attività lavorativa in campo altro e rende disponibile parte del proprio tempo, diciamo libero, per aiutare a titolo gratuito o ricevendo un piccolo rimborso spese.

Ora in questa frase ci sono, a mio parere, due imprecisioni se ci riferiamo ai giovani di nostro interesse nel periodo attuale: “attività lavorativa” e “a titolo gratuito”. Senza entrare nelle cause, sappiamo che la situazione lavorativa dei nostri giovani è tutt’altro che stabile. E mi domando come posa essere possibile chiedere tempo e disponibilità gratuite a coloro che devono prima di tutto stabilizzare il loro progetto di vita. In questo lo sport potrebbe dare un aiuto e essere parte di quel progetto di vita. Riuscire a far si che una passione sia anche fonte di reddito è certamente una cosa esaltante e motivante. Ma tra il dire e il fare… Poiché per far si che l’insegnamento del tiro con l’arco possa esser visto come fonte di reddito qualcosa va certamente cambiata. I soggetti interessati sono diversi e con ruoli e poteri decisamente diversi, ma i cambiamenti possono essere fatti anche in “locale” senza dover necessariamente aspettarli da “remoto”.
Quindi io sono all’interno della mia associazione sportiva che chiameremo “La via dell’arco un po’ curvo “ e voglio organizzare un cambiamento che mi permetta di iniziare a pagare i miei tecnici in modo strutturato e regolare, come procedo? Al primo posto anche se sembra banale metterei il fatto di decidere di farlo, e sarà il CD a deciderlo. Poi devo cominciare a rendere chiaro e strutturato il progetto analizzando il come, il dove e il quando. Passando da un sistema di volontariato ad un sistema professionale (parlare di professionismo è prematuro) mostra diversi aspetti.Diciamo che nel primo caso si organizzavano le attività sulla disponibilità di tempo dei volontari.

Approcciandoci invece al professionale e quindi redistribuendo il tempo dei tecnici, i rapporti si devono basare su una chiarezza di ruoli e impegni ben specificata: Questa retribuzione ti viene erogata a fronte di quali compiti? Quanto tempo impegnato? Quali attività promozionali? Quali servizi dovremo dare ai nostri associati? Che livello qualitativo di insegnamento viene richiesto? Con quale cadenza il tecnico deve partecipare ad aggiornamenti? Con quale tempistica deve progredire di livello? La risposta a queste domande comincia ad evidenziare il percorso da intraprendere e da qui riprenderemo nel prossimo articolo. Nel frattempo provate anche voi a dare delle risposte e se vi va, ad abbozzare un progetto.
