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È il titolo del libro con i tipi di Hoepli editore, scritto da Anna Torretta, Dot (Dorota) Bankowska e Lola (Eleonora) Delnevo, che abbiamo incontrato a Lodi, il 10 febbraio, alla presentazione presso la Fondazione Cosway. Il libro è rivolto a chi ha bisogno di trovare la forza per rialzarsi, a chi non vuole rinunciare e a chi crede nei sogni.
Dicembre 2018 a Chamonix, la paraclimber Eleonora Delnevo e la palombara Dorota Bankowska sono invitate a condividere le loro esperienze di vita al TEDx. Fra il pubblico siede ammirata la guida alpina Anna Torretta. Nasce quella sera un’amicizia speciale, inattesa tra queste tre donne, ognuna con il proprio “superpotere”: neve e ghiaccio, insieme alla montagna, per Anna, prima donna ad entrare nella prestigiosa Società delle Guide Alpine di Courmayeur.
Il ghiaccio per Lola, ma anche causa del suo incidente, paralizzata dalla vita in giù dopo il crollo della cascata che stava scalando e, infine, l’acqua buia degli abissi profondi della polacca Dot, una delle poche palombare al mondo. E queste tre donne per carattere non sono abituate a mollare, sanno superare i pregiudizi culturali, sono determinate ad affrontare ogni sfida della vita.
Lola è persino riuscita a scalare la via Zodiac di El Capitan, in California, nella zona nord-occidentale della Yosemite Valley. Lo ha fatto con la sola forza delle braccia.

L’acqua, dicono queste tre straordinarie donne, nelle sue forme fisiche, è ciò che le unisce, ma la trovo un’affermazione riduttiva, perché scommetto che anche su Marte, pur in mancanza di neve e bui abissi, avrebbero trovato ciò che le ha congiunte in modo indissolubile: Anna, Lola e Dot in realtà sono unite dalla loro solidità, fierezza, determinazione, tenacia, combattività, tenerezza, accoglienza dell’altro, appagamento, amicizia, libertà.
Il loro rapporto non è eroico (credo che se ne avrebbero a male se lo riducessi all’eroismo!), ma segnato da una intimità spirituale agita sul fare senza che venga richiesto, su stimoli che si danno e si recepiscono, il più delle volte senza né chiedere o dire.
È anche affascinante per ognuna entrare nel territorio delle altre, la guida alpina ad immergersi, la scalatrice di cascate di ghiaccio a salire su un kajak, la sommozzatrice a imbragarsi e salire in parete.

Delle tre figure, tuttavia, quella di Lola risalta in maniera particolare, forse per le straordinarie difficoltà che deve affrontare in più rispetto alle altre, ma forse perché dal suo narrato emerge che non ha mai pensato che era finita, anche se, talvolta si coglie che ha vacillato, quando ha scoperto che da quel tipo di lesione non si guarisce, non si migliora nemmeno. E ha vacillato quando ha dovuto affrontare tutti gli altri disturbi che la sua condizione si porta dietro. Per lei, prima ancora che per le altre (e di tutti noi), quanto scritto da G. Ungaretti risulta vero: il vero traguardo sta nella partenza.
Ma Lola è stata anche in grado di ampliare il suo mondo originale, quello dell’alpinismo e dell’arrampicata, fatto di progressione lenta e articolata, che porta a concentrarsi su ogni singolo metro, sul singolo centimetro che stai scalando e che in quel momento diventa il tuo mondo allo sci, fatto invece di azioni fluide e veloci.

Lola, sei soddisfatta adesso? Ti fermi un po’? Ma sei matto! No che non mi fermo. Stiamo organizzando la traversata della Patagonia in bici.